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Innovazione, questa sconosciuta

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L’innovazione è un elemento trasversale che interessa tutti gli ambiti di un Paese. Esistono, infatti, infinite possibilità per creare innovazione nel mondo imprenditoriale, come anche in quello istituzionale. L’innovazione può riguardare i processi, i prodotti, l’organizzazione, l’immagine e e anche il sistema valoriale.

Ambiti su cui tutti i soggetti (stakeholders, imprese, mondo politico, lavoratori) che operano a vario titolo in un determinato territorio, sia esso locale, regionale o nazionale, dovrebbero fermarsi a riflettere per progettare azioni sinergiche che abbiano ricadute positive sul sistema Paese.

L’unione fa la forza, e mai come in questi tempi di crisi e di difficoltà economiche è importante creare collaborazioni e partnership per dar vita ad azioni innovative positive, in grado di portare l’Italia a scalare le classifiche di competitività mondiale, lasciando le posizioni di fanalino di coda dove spesso oggi è relegata. INNOVAZIONE COME APPROCCIO – Noi di Spazio Impresa siamo convinti che l’innovazione sia innanzitutto una forma mentis che valorizza conoscenza, competenza, idee, ma anche merito ed etica. Perché come ha ben spiegato il presidente di AIR (Science Park dall'Associazione Italiana per la Ricerca), Alessandro Fraleoni Morgera ''di fronte a una situazione economica come quella attuale in cui la crisi nasce da scelte etiche quanto meno discutibili, occorre ritornare a produrre valore dando spazio e possibilità a chi ha idee da realizzare.”

Solo i sistemi economici che sapranno reagire con le necessarie capacità tecnologiche potranno uscire dalla fase recessiva i cui ci troviamo e riprendere prima degli altri a crescere . L’attuale fase di contrazione delle economie può diventare un’opportunità di per molti sistemi produttivi, di trasformazione e individuazione di nuovi percorsi di crescita e sviluppo di medio/lungo periodo. Ma questa opportunità va colta ed anche in fretta.

L’INNOVAZIONE RICHIEDE COMPETENZA E FORMAZIONE – “perché la tecnologia possa dispiegare in modo completo il suo potenziale di sviluppo è necessario da un lato assicurarsi risorse umane dotate di competenze di qualità, in grado di gestire il cambiamento; dall’altro è essenziale che gli utenti di nuovi servizi e nuovi progetti basati sulla tecnologia siano in grado di appropriarsene e di fruirne al meglio, moltiplicando il valore positivo dell’innovazione”. Ne è convinto il Presidente AICA Bruno Lamborghini, Associazione che periodicamente compie degli studi, tra cui “Il Costo dell’Ignoranza Informatica” realizzato in collaborazione con la SDA Bocconi. L’analisi ha rivelato, ad esempio, che le scarse competenze ICT in Italia hanno un costo di circa 16 miliardi di euro. “Nella sola PA Centrale si è arrivati a calcolare una perdita di produttività netta nel lavoro d’ufficio che per il 35% è dovuta alla mancata preparazione dell’addetto e per il 65% all’indisponibilità e al malfunzionamento dei sistemi informatici. E’ essenziale raccordare e diffondere formazione di base e specialistica, attraverso l’utilizzo di standard riconosciuti.” ha commentato Lamborghini. Nelle PMI italiane l’intensità di utilizzo di capitale umano qualificato risulta anche bassa: in media nel 2005, solo il 13% degli addetti possiede un titolo universitario o post-universitario (contro il 26% dell’Unione Europea a 27 paesi, il 31% nel Regno Unito, il 33% in Francia).

L’IMPORTANZA DELLE RISORSE PUBBLICHE – i fondi messi a disposizione dalle istituzioni internazionali, nazionali e locali possono incentivare lo sviluppo dell’innovazione. Ma è necessario che vengano attribuiti sulla base di criteri validi che premiano i progetti realmente innovativi e puntino a monitorarne costantemente l’impiego. Tra il 1990 e il 2006 gli investimenti in R&S del settore privato sono cresciuti solo del 6,8% in termini reali. Un risultato che negli ultimi 2 anni è stato raggiunto anche grazie agli incentivi fiscali previsti dalla Legge Finanziaria. Lo conferma anche Roberto Bianco, AD della Smoov ASRV “l’innovazione è possibile quando tecnologia e aspetti finanziari si incontrano. Nel nostro caso, grazie al know how acquisito, alle risorse interne ICAM e alla vittoria di alcuni dei principali bandi per l'accesso alle disponibilità stanziate dalle istituzioni per la ricerca”.

IL RUOLO DEGLI INCUBATORI D’IMPRESA – in questi spazi, spesso nati in seno ad istituzioni universitarie e centri di ricerca, si punta ad offrire sostegno alle idee di business ritenute più valide. Gli imprenditori trovano supporto e servizi (es. accoglienza e orientamento, arredi, postazioni informatiche, connessioni internet, sale riunioni, consulenza fiscale, legale, finanziaria, di marketing, formazione), fondamentali per lo sviluppo economico del Paese e per contrastare la fuga di cervelli italiani all’estero. “Negli Stati Uniti – racconta il Prof. Alberto Onetti docente di management e direttore del Cresit dell'Università dell'Insubria e membro dell’incubatore “Fondazione Mind the bridge” – è diffusa la cultura del venture capital. Ci sono investitori che vogliono mettere i propri capitali a disposizione di progetti che hanno delle buone opportunità di sviluppo. Una disponibilità che in Italia in questo momento è difficile trovare. Noi aiutiamo le aziende a presentare le proprie idee. L'obiettivo di fondo è quello di promuovere l'innovazione. Per ottenere i finanziamenti un'impresa ha bisogno di presentare i propri progetti, renderli credibili, spiegare le opportunità di sviluppo. Aiutiamo a trasformare un'intuizione in un business plan chiaro e credibile, a coltivare la cultura di impresa globale a formare imprenditori internazionali”.

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