E’ in atto da tempo una rivoluzione tecnologica che ci sta portando ad essere sempre più reperibili, indipendentemente dal luogo in cui ci troviamo. E’ l’era dei cosiddetti nuovi media e della comunicazione in mobilità. Strumenti moderni che stanno determinando profondi mutamenti a livello sociale e lavorativo.

Su questi aspetti si è soffermata l’indagine condotta dal KGWI (Kelly Global Workforce Index), l’indice che Kelly Services, multinazionale americana che opera nella fornitura di soluzioni per le risorse umane, ha realizzato su un campione di oltre 100.000 lavoratori di 34 paesi, di cui 6.000 italiani, avvalendosi della collaborazione di un istituto di ricerca indipendente.

Secondo l’80% dei lavoratori italiani la produttività in ambito professionale può crescere proprio grazie alle moderne tecnologie applicate al mondo della comunicazione, come smartphone e laptop, che oltre ad essere direttamente coinvolte nell’incremento della produttività personale sono complici del radicale cambiamento degli equilibri nel binomio vita privata-lavoro.

I più entusiasti per le possibilità aperte dai nuovi sistemi di telecomunicazione sono i giovani: quasi 2 su 3 degli under 29 coinvolti nell’indagine sono convinti della diretta correlazione tra tecnologia e incremento della produttività individuale.

A livello globale, il 75% (76% del campione italiano) degli intervistati vive in maniera positiva la possibilità di svolgere le proprie mansioni anche al di fuori della sede canonica di lavoro, mantenendo un contatto costante con il proprio ufficio grazie alle potenzialità offerte dagli strumenti tecnologici che consentono oggi di essere sempre reperibili. Le “tigri asiatiche” sono quelle che manifestano il maggior entusiasmo rispetto alle moderne tecnologie: i tailandesi (95%) in particolare, seguiti dagli indonesiani (87%). Fanalino di coda è Hong Kong (61%) nonostante la vicinanza con il polo tradizionale di sviluppo tecnologico dell’Estremo Oriente.

“La rivoluzione tecnologica è un processo che sta cambiando profondamente la vita di ciascun individuo e che, naturalmente, ha profonde ripercussioni anche sul mondo del lavoro – secondo Stefano Giorgetti, Direttore Generale di Kelly Services – I nuovi dispositivi come gli smartphone, i netbook e i laptop garantiscono la possibilità di essere sempre reperibili, permettono di ottimizzare i tempi morti consentendo a chiunque di lavorare a distanza, per esempio durante un viaggio in treno, e rendono sempre meno indispensabile la presenza in ufficio del dipendente, aprendo nuove possibilità di sviluppo a modalità di collaborazione alternative come il telelavoro. Non solo: in un mondo del lavoro sempre più internazionalizzato, questi strumenti possono rappresentare anche un ponte prezioso per chi, per ragioni lavorative, si debba allontanare dai propri affetti”. La quasi totalità degli intervistati italiani (il 97%) ritiene il raggiungimento di un equilibrio tra lavoro e tempo libero un aspetto fondamentale. E lo è ancor di più per i francesi pionieri non a caso delle 35 ore, gli ungheresi (99%), gli svizzeri, i belgi ed i messicani (tutti al 98%). Un ambizione, che però in pochi riescono a centrare: solo il 36% degli italiani dichiara di esser riuscita a raggiungere l’equilibrio, mentre il 49% ha raggiunto un compromesso di cui si dichiara soddisfatto. I più contenti (oltre il 52% degli italiani) sono i lavoratori giovani, con un’età compresa tra 30 e 47 anni (la cosiddetta Generazione X).

Cosa rende quindi attraente un’azienda agli occhi dei lavoratori? Per il 73% dei lavoratori italiani (87% il dato globale) è fattore rilevante nella valutazione dell’attrattività di un’azienda la possibilità di svolgere la propria professione da remoto grazie al telelavoro, sebbene la domanda di questa tipologia contrattuale sia ancora superiore all’offerta effettiva. Anche perché la “comunicazione mobile” secondo il 57% del campione non aumenta i tempi lavorativi e consente di ritagliarsi maggiori spazi e tempi per la propria sfera privata.