Più che difficile, quello tra le piccole medie imprese italiane e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione è un rapporto che si potrebbe definire di forte cambiamento. A dirlo è una ricerca dell’Osservatorio permanente “ICT & PMI” della School of Management del Politecnico di Milano. Cifre e percentuali che fotografano il livello di innovazione all’interno delle Pmi presentate durante un workshop organizzato nella sede di Gallarate dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, dal titolo “Pmi: innovare per sopravvivere”.

L'innovazione nelle piccole e medie imprese è stato l'argomento discusso dai relatori che si sono susseguiti durante la tavola rotonda introdotta e coordinata da Giacomo Buonanno, Preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università Carlo Cattaneo (LIUC). A fare da filo conduttore agli interventi lo studio portato avanti dagli esperti della School of Management del Politecnico di Milano su un campione di circa 1.000 imprese, dal quale è emerso un quadro in cui il 55% delle Pmi ha un’infrastruttura diInformation and Communications Technology in evoluzione, caratterizzata cioè da un buon livello di aggiornamento, anche se non ancora del tutto completa e coerente. Ridotto è il numero (il 29%) delle realtà aziendali con un’infrastruttura embrionale e poco aggiornata, ma si ferma al 16% la percentuale di Pmi che utilizza sistemi evoluti. La ricerca ha inteso analizzare non solo la penetrazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione all’interno delle piccole e medie imprese, ma anche l'approccio che queste aziende mostrano verso l’innovazione in senso lato.

“Giunta alla sua quarta edizione – spiega Raffaello Balocco, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio “ICT & PMI” della School of Management del Politecnico di Milano – quest’anno la ricerca ha allargato l’ambito d’analisi, esplorando il tema dell’innovazione a tutto tondo: a livello non solo di ICT, ma anche di strategie e modelli di business, di prodotti e servizi, di design e brand e di strumenti finanziari. Inoltre – ha proseguito – l’attenzione si è focalizzata, con riferimento specifico all’innovazione ICT, oltre che sulle componenti tradizionali del sistema informativo aziendale, anche sui servizi e sulle applicazioni innovative e recenti che offrono nuove opportunità alle PMI italiane, ad oggi non pienamente sfruttate”.

Il quadro emerso non è del tutto positivo: il 40% del campione ha mostrato un’immaturità sia infrastrutturale sia applicativa in ambito di ICT; il 46% ha un buon livello di maturità o infrastrutturale o applicativa. Solo il 12% è caratterizzato da un livello di maturità ICT completa.

Questo significa che solo una piccola minoranza utilizza strumenti informatici e di telecomunicazione al pieno delle potenzialità. Web, Intranet, Wi-Fi, applicazioni RFId sono ancora tecnologie poco presenti nelle piccole e medie imprese. Realtà il cui stato di innovazione basato sulle tecnologie informatiche è monitorato da più di dieci anni dal CETIC, il Centro di Ricerca per l’Economia e le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione dell’Università Carlo Cattaneo-LIUC, diretto da Aurelio Ravarini. “Una delle problematiche frequentemente emerse dalle ricerche – spiega il professore Ravarini– è l’identificazione del giusto mix di competenze per la gestione ottimale degli investimenti in hardware e software”. Investire è fondamentale, ma non basta. Questo perché “l’offerta di tecnologie informatiche è molto varia e complessa e così accade che, a fronte di investimenti anche rilevanti, le imprese non conseguano i risultati attesi o comunque non riescano a sfruttare le potenzialità dei sistemi acquisiti”. Durante l’incontro sono stati presentati alcuni casi aziendali di successo e proposte molteplici opportunità che l’Information & Communications Technology offre alle imprese. Come quelle descritte da Fabio Loiacono di Alcatel-Lucent: “le nuove tecnologie della telecomunicazione se conosciute e utilizzate possono abbattere in maniera sostanziale i costi della telefonia di un’azienda. Un esempio? Integrare il Wi-Fi con i telefonini”. Il risparmio di importanti risorse economiche attraverso l’ICT è possibile su più fronti. Non ultimi quelli legati alla raccolta e alla gestione degli ordini. Prova ne è, ha spiegato Gianluca Ambietti di Elmec Informatica, “il caso di successo dell’Antalis, un’impresa nostra cliente che è riuscita da un giorno all’altro, anzi, in tempo reale, a fare un salto di qualità sul fronte dell’organizzazione degli ordinativi attraverso l’implementazione di un software del nostro partner Nokia”.

La tecnologia, però, va utilizzata nel giusto modo. “Le minacce via email – ha avvertito Morena Mastroni di Trend Micro, società che si occupa di sicurezza informatica – non si limitano ai semplici virus che tutti noi conosciamo. Sono molto più numerose e insidiose e comportano veri e propri costi per un’impresa. Costi prima di tutto di tempo e poi di denaro. Basti pensare ad un lavoratore obbligato a gestire gli spam che spesso intasano le nostre caselle di posta. Problemi da non sottovalutare se si vuole migliorare l’efficienza dei propri uffici”.

La parola d’ordine, dunque, è risparmiare risorse attraverso le nuove tecnologie. E le possibilità di finanziare l’innovazione all’interno di una piccola media impresa attraverso l’accesso a fondi pubblici non mancano.