Punta sulla qualità, chiedendo di ''difendere e proteggere le indicazioni geografiche e l'identificazione dei vini", la piattaforma comune messa a punto da Italia, Francia, Spagna e Portogallo, in vista della riforma dell'organizzazione di mercato del vino in Europa. Si tratta di uno dei grandi negoziati che impegnerà tutto quest'anno e probabilmente parte del 2007, i ministri dell'agricoltura dell'Ue, e in primo luogo l'Italia. A metà giugno infatti, è atteso il documento della commissaria europea per l'agricoltura Mariann Fischer Boel sugli orientamenti e sui principi a cui ispirare la futura riforma.

La comunicazione permetterà di lanciare il confronto ministeriale con l'obiettivo, secondo Fischer Boel, di creare un consenso il più ampio possibile tra i paesi produttori.

La commissaria non prevede un taglio dei finanziamenti Ue al comparto. La filiera è del resto poco onerosa: utilizza il 3% del bilancio Ue mentre produce il 7% del valore aggiunto. L'Europa è il primo vigneto del mondo e a questo titolo – affermano i quattro grandi paesi produttori – deve beneficiare di un sostegno dell'Ue più corposo. Due i principi che guidano la piattaforma comune:
a. rendere la filiera più competitiva per adeguarsi al mercato mondiale;
b. rafforzare le misure strutturali che possono rendere piu' dinamica la filiera.

Quattro, invece, sono le attività da promuovere, ovvero:
1. difendere le indicazioni geografiche – le indicazioni geografiche e le denominazioni di origine controllate ''sono un elemento di primaria importanza, ed è essenziale assicurarne meglio la protezione nell'ambito di negoziati multilaterali e di accordi commerciali bilaterali''
2. favorire la commercializzazione – si chiede di prendere in considerazione “la nuova distribuzione internazionale ma anche di riflettere sulle pratiche enologiche allo scopo di ridurre i vincoli per i produttori europei, rafforzando in questo modo la loro competitività soprattutto per le vins de pays e per i vini da tavola”
3. piu' sussidiarietà – la piattaforma sottolinea che “in materia di utilizzazione degli strumenti di gestione (ad esempio distillazioni e rendimenti) le decisioni devono essere prese a livello competente (comunitario, nazionale, bacino di produzione) per valutare meglio le diversità strutturali”
4. strumenti gestione crisi – si pensa ad introdurre la vendemmia verde per eliminare preventivamente una parte del raccolto in vista di surplus, ma anche dare la possibilità alle strutture professionali di adottare regole vincolanti su limitazioni volumi, immissioni sul mercato, imposizioni di rese massime, smaltimento prodotti ecc. Le professioni dovrebbero essere sostenute per creare fondi monetari di perequazione, in modo da attenuare le oscillazioni dei prezzi per i produttori.