Le imprese italiane sono cresciute in numero assoluto nel corso del 2007. Ma il tasso di crescita (fonte: Movimprese 2007) è stato molto contenuto (+0,75%), in calo di oltre un terzo rispetto al 2006.

Se poi si scende nel dettaglio delle singole province e dei comparti produttivi si intravedono zone d’ombra ed una situazione non omogenea sul territorio nazionale.

Il bilancio demografico delle imprese al 31.12.2006 in Italia se da un lato registra un importante attivo (quasi 46mila unità), dall’altro presenta un saldo che è il più contenuto degli ultimi 5 anni (visualizza il grafico).

Una situazione che si deve a due record contrapposti che si sono raggiunti nel 2007:
– ISCRIZIONI: 436mila un record assoluto dal 1993, anno in cui le rilevazioni hanno preso il via;
– CESSAZIONI: oltre 390mila un record ma con un tasso di crescita più elevato rispetto alle iscrizioni.

Ad influire positivamente sul saldo positivo sono stati tre fenomeni:
1. la forte crescita delle imprese costituite in forma di Società di capitali: 54mila in più in dodici mesi, pari ad un tasso di crescita del 4,6%;
2. le performance di Lazio e Lombardia: queste due regioni rappresentano il 54,3% di tutto il saldo complessivo;
3. i buoni risultati delle “Costruzioni” e dei “Servizi alle imprese” che, insieme, totalizzano quasi la metà del saldo totale.

A determinare invece la riduzione del saldo rispetto allo anno precedente sono stati:
1. il rallentamento del Nord-Est e del Mezzogiorno: la crescita in queste aree si è più che dimezzata rispetto al 2006;
2. la diminuzione delle imprese agricole, manifatturiere e dei trasporti: nel 2007 si contano quasi 29mila imprese in meno complessivamente;
3. i saldi negativi delle Società di persone e delle Ditte individuali, un calo pari circa a 14mila imprese.

Numeri e tendenze che, secondo Andrea Mondello, Presidente di Unioncamere, hanno un significato ben preciso. “Il record delle iscrizioni dimostra chiaramente che nel nostro Paese è ancora alta la voglia di fare impresa. Allo stesso tempo il record delle cessazioni mette in evidenza come la crisi economica internazionale e la crisi dei consumi abbiano provocato una durissima selezione nel tessuto imprenditoriale colpendo particolarmente le piccole e piccolissime imprese.”

La selezione che ha portato nel Sud ad un aumento delle cessazioni e ad una contestuale riduzione delle iscrizioni. Un risultato che si deve per gran parte alla diffusa sfiducia delle imprese per effetto di un quadro economico difficile. Mondello sottolinea, infine, che “il saldo positivo è determinato interamente dalle società di capitale, indice di irrobustimento del nostro tessuto imprenditoriale. Per rendere competitivi i territori e far crescere ulteriormente le imprese italiane è urgente, dunque, ridurre il costo della Pubblica amministrazione a carico delle imprese e rilanciare un piano di sviluppo delle infrastrutture per colmare i ritardi con i nostri competitor”.