Differenti le opinioni sul marketing di manager e imprenditori americani ed italiani. Ecco i risultati di una recente indagine condotta parallelamente in Italia e negli Stati Uniti (fonte: Marketing Science Institute di Boston e Sda Bocconi).

Obiettivo dell’indagine è stato capire cosa ne pensano i manager italiani e statunitensi del marketing. Per questa ragione, è stato chiesto loro di stilare una classifica delle priorità del marketing.

La gran parte degli statunitensi intervistati, decisamente più pragmatici di noi, ha messo ai primi posti la misurazione dei risultati, la gestione della marca e la gestione dei clienti; il top management italiano, invece, le analisi, la conoscenza, la gestione dei clienti, nuovi prodotti e innovazione. Differenze notevoli che spaccano il vecchio e il nuovo continente a metà. DA un lato il bisogno di misurare, dall’altro l’esigenza di analizzare.

Quali le cause all’origine di queste differenze? Senz’altro il tipico pragmatismo americano a cui risomma l’indiscutibile arretratezza del “sistema Italia” penalizzato oggi, più che in passato, dalla frammentazione del tessuto produttivo nazionale.

Così, mentre il marketing made in Usa è alle prese con tematiche sofisticate, quali ad esempio il valore del brand o la corporate identity, in Italia, invece, sembra ancora alla ricerca di una sua identità, di una definizione chiara di compiti ed obiettivi. Strano davvero, se si pensa che nel nostro Paese spesso si indica il marketing come la leva strategica per il rilancio delle aziende sul mercato globale e non sono ben chiari gli strumenti e le attività che del marketing fanno parte.