Dalle banche il sistema economico italiano si aspetta che venga ridato maggior peso alla funzione creditizia, sacrificata negli ultimi anni a favore della più redditizia e meno rischiosa attività di intermediazione mobiliare.

Si aspetta anche un uso più selettivo e mirato della leva finanziaria quale stimolatore del cambiamento strutturale nelle piccole imprese e negli imprenditori, capace di creare un apparato produttivo locale la cui competitività sia basata su:
– qualità delle risorse umane e del management
– bontà dei modelli organizzativi e dei metodi di gestione
– su specializzazioni produttive a più elevato valore aggiunto
– aumento della dimensione minima,
– internazionalizzazione,
– capacità di costruire reti.

Essere interlocutore privilegiato implica una sorta di obbligo morale e di impegno reale nei confronti del sistema: cioè la capacità di stringere un rapporto sempre più stretto con entità rappresentative di ambiti omogenei (imprese, consorzi, distretti, Pubblica amministrazione, ecc.).

In concreto il contributo delle banche sarà indirizzato a:
– affinare la capacità di prevenzione del sistema, attraverso ad esempio la creazione di organismi di monitoraggio partecipati da imprese, agenzie locali per lo sviluppo del territorio, professionisti, associazioni imprenditoriali;
– aumentare la tempestività di segnalazione delle situazioni di crisi o di discontinuità, attraverso il rafforzamento della capacità di autovalutazione da parte degli imprenditori e sistemi di supporto specifici;
– gestire le situazioni di crisi reversibili in un’ottica di sistema locale attraverso un tavolo di concertazione (come in pratica si fa già oggi per le grandi crisi); creare una nuova cultura e nuove competenze di gestione delle crisi, e del rischio in senso più ampio, attraverso un’attività istituzionale con gli stakeholder rilevanti.

Allo stesso modo, al fine di creare un iter virtuoso di avvicinamento delle Pmi alle tematiche di rating, il sistema bancario dovrà presidiare con efficacia le attività relative a formazione, informazione, orientamento e affiancamento delle imprese, perché di Basilea 2 colgano le implicazioni di miglioramento organizzativo e di gestione. I modi attraverso cui realizzare queste attività sono molteplici: dalla gestione di progetti mirati con specifici stakeholder, a un’attività sistematicamente strutturata di advisor, fino alla realizzazione di veri e propri patti per lo sviluppo con le amministrazioni locali in partnership con il mondo dei professionisti d’impresa, le associazioni imprenditoriali, le agenzie di sviluppo locale.

Tutto questo rischia però di restare nel libro dei desideri in assenza delle competenze necessarie; la sfida è infatti di non poco conto e richiede alle banche un approccio molto più proattivo e orientato al problem solving che in passato: servono cultura nuova, nuovi valori e nuovi atteggiamenti, abbinati a un orientamento verso il lungo periodo e l’investimento sul cliente. In ultima analisi, servono uomini nuovi e nuovi manager (magari a tempo) di provenienza aziendale, capaci di trasferire competenze e di far crescere in tempi brevi le risorse interne della banca. Sarà vincente chi sarà stato capace di porsi come partner a reale valore aggiunto per il territorio e per le imprese che vi operano, e chi avrà generato una spirale virtuosa in cui il profitto di lungo periodo viene massimizzato attraverso la fidelizzazione del sistema locale di riferimento.