L’uso dei social network sta modificando le abitudini di chi naviga. Da casa come anche dall’ufficio. La crescente diffusione sul luogo di lavoro però nasconde un rischio di rigetto: dal 15 al 36% di chi accetta una richiesta d’amicizia (Facebook) o di adesione a un network professionale (LinkedIn) lo fa controvoglia, secondo uno studio condotto da Robert Half, società di recruiting specializzato, con 4 sedi in Italia a Milano, Torino, Genova e Roma e, con oltre 350 uffici in tutto il mondo, opera dal Nord al Sud America, dall’Europa all’Asia. La ricerca è stata compiuta su un campione di 2500 manager in 11 paesi europei, Italia inclusa.

La ricerca ha teso a classificare le proposte d’amicizia in funzione della provenienza. I risultati possono essere così sintetizzati:
– Se la proposta proviene da un pari grado, nell’85% dei casi il destinatario è felice di riceverla e soltanto il 15% è contrariato.
– Analogo è il sentimento che sorge quando la richiesta proviene da un sottoposto (81% compiaciuto; 19% scontento).
– Massimo è imbarazzo invece se la richiesta d’amicizia è inviata da un diretto superiore: soltanto il 64% ne è lusingato, mentre il 36% accoglie la proposta con grande freddezza.
– Tiepida è la reazione anche quando ci si confronta con soggetti esterni all’azienda: se la proposta di amicizia proviene da un cliente, gli scontenti sono uno su quattro; se proviene da un fornitore, sono quasi uno su tre.

“Il web 2.0 offre grandi opportunità, ma nasconde anche qualche insidia, che non è facilmente rilevabile, come dimostra il caso delle richieste di amicizia nei social network”, secondo Carlo Caporale, Associate Director di Robert Half.

“E’ inconsueto, infatti, che una proposta d’amicizia venga rigettata. Se però la si accetta per ragioni di cortesia o di opportunità, si rischia di snaturare, almeno parzialmente, la qualità delle relazioni. Soprattutto negli ambienti di lavoro, dove la relazione virtuale e quella reale convivono. Meglio quindi essere conservativi con le richieste d’amicizia in ufficio”.