Controlli e leggi più severe non scoraggiano i pirati del software in Italia. Mentre nel mondo la percentuale di programmi contraffatti in circolazione si sta progressivamente riducendo, nel nostro Paese la falsificazione cresce.

Secondo uno studio condotto dalla Bsa (Business Software Alliance) tra 2004 e 2005 in Italia l’aumento è stata di 3 punti percentuali (passando dal 50% al 53%). Nel mondo, invece, nello stesso arco temporale, questa percentuale è scesa dal 35% al 34%. La situazione italiana desta preoccupazione, visto che lo scorso anno si è toccato il picco massimo dal 2000, anno in cui furono introdotte norme più restrittive sul diritto d'autore e la legge italiana si adeguò a quella europea in materia di copyright.

La legislazione vigente non sembra intimorire i pirati. Con danni stimati per l'industria del software, tra mancate vendite e uso abusivo, che superano i 1500 miliardi di euro. Ma più che un male italiano, la pirateria dei software sembra essere un malcostume europeo. Spagna e Portogallo, infatti, hanno percentuali identiche al nostro paese; in Francia si è registrato un aumento del 2% di pirateria, facendo dell'Europa occidentale il cruccio maggiore dei produttori di Software.

Dopo le note dolenti dell'Italia, lo studio sottolinea però i dati positivi, che riguardano paesi in rapido sviluppo come Russia, India e Cina, nei quali il tasso percentuale di contraffazione è sceso di quattro punti. Ecco in rassegna gli altri dati diffusi nel Rapporto della Business Software Alliance.

Cina, Russia, Ucraina e Marocco, paesi in cui la riduzione è stata del 4%, sono i paesi che hanno ridotto maggiormente la contraffazione nel 2005. Vietnam (90%), Zimbabwe (90%), Indonesia (87%), Cina e Pakistan (86%) sono i paesi in cui si producono più software pirata.

I paesi virtuosi dove la percentuale di software pirata è molto bassa sono: Stati Uniti (21%) Nuova Zelanda (23%), Austria (26%) e Finlandia (26%).