L’economia della globalizzazione sta mettendo in discussione i tradizionali modelli di business fondati su strutture imprenditoriali ricche di storia ed esperienza e su imprenditori, veri “portatori di idee e creatività”.

Per le imprese italiane il primo elemento di criticità è l’inadeguatezza del modello produttivo e di lavoro rispetto a quello dei mercati emergenti, in primis Cina ed Estremo Oriente, in grado di sfornare prodotti ad una frazione del costo di quelli prodotti in Italia.

Un’inadeguatezza che colpisce indistintamente piccole, medie e grandi imprese. E se è vero che il prodotto italiano si caratterizza per l’elevato valore aggiunto e per una qualità nota in tutto il mondo, è altrettanto vero che i prodotti di nicchia non possono rappresentare la soluzione per la miriade di piccole e piccolissime imprese che compongono il variegato mosaico del tessuto imprenditoriale italiano. Di oggetti “griffati” se ne possono produrre e, quindi, vendere, in numero limitato, pena la rapida discesa del senso di esclusività.

Manca la giusta attenzione verso la creazione di reti di imprese, luogo privilegiato in cui le imprese entrano in comunicazione, condividendo informazioni, iniziative e strategie. La grande diffusione di internet presso gli utenti aziendali fa ipotizzare che l’ITC avrà un ruolo fondamentale nella crescita “culturale” della struttura imprenditoriale, in quanto permetterà un rapido reperimento di informazioni, comunicazioni efficaci e tempestive, possibilità di confronto su risultati ed iniziative sperimentate.

L’imperativo per aggredire il mercato mondiale, ancora soggetto alle regole di domanda e offerta ed alle scelte dei consumatori, è innovare. Per farlo è necessario rivedere il proprio modello di impresa, renderla più vicina alle logiche di rete ed agli strumenti più attuali.

L’integrazione e la convergenza delle tecnologie già oggi ci consente di lavorare in rete, di condividere informazioni, dati, analisi e risultati, di inoltrare quesiti, proposte e dar vita ad iniziative. Numerose sono ormai le “soluzioni tecnologiche” che semplificano le relazioni d’affari. Pensiamo, ad esempio, agli E-Marketplaces (dove imprese analoghe o complementari possono interagire, entrare in contatto, conoscere le reciproche strategie) o al sistema EBR (European Business Register) che consente di ottenere informazioni standardizzate sulle imprese europee, attingendo in automatico ai sistemi informativi nazionali e valutare l’affidabilità di potenziali partner, prima di avventurarsi in partenariati all’estero.

L’avvento delle tecnologie wireless (senza fili), infine, ha dato vita a nuove forme di comunicazione destinate a modificare le strategie di marketing di molte imprese, in grado di ottimizzare ancor più tempi e costi e di creare servizi di personalizzazione sempre più spinti gestiti in remoto. Il mercato cambia e con esso dovrà cambiare anche il modo di fare impresa.

L’impresa – piccola e media – dovrà giocare due partite importanti sul piano dell’organizzazione e del marketing. Dovrà puntare di più sulla creazione di una rete, su ricerca e sviluppo e sulla condivisione di obiettivi, sì da partecipare a programmi da cui attingere risorse (umane, finanziarie, manageriali). Dovrà adottare strategie di marketing innovative, studiare nuove forme di comunicazione, fidelizzazione e soddisfazione dei clienti. L’impresa è chiamata a ridefinire la sua immagine e il suo posizionamento sul mercato. Per le grandi aziende l’obiettivo sarà quello di cercare il posizionamento migliore sugli scaffali; per le piccole quello di muoversi velocemente cercando di cogliere il momento e l’espressione migliore per dialogare con il consumatore.