Nel vecchio continente il mercato dell'omeopatia nel 2009 ha sfiorato i 1,09 miliardi di euro ed un numero di utilizzatori che è di circa 125 milioni. Tradizionalmente orientati alla cura delle patologie meno gravi, i medicinali omeopatici sono molto richiesti anche nel nostro paese, nonostante il quadro normativo sia ancora piuttosto confuso.

Un decreto legislativo risalente al 2006 definisce “medicinali” i prodotti omeopatici ed attualmente chi acquista un prodotto omeopatico non ha diritto ad alcun rimborso dal Sistema Sanitario Nazionale, sebbene alcune regioni come la Toscana e l’Emilia Romagna li abbiano inseriti nei loro piani sanitari.

A differenza dei medicinali tradizionali tali prodotti non possono essere pubblicizzati e venduti con foglietto illustrativo. Inoltre, non possono riportare sulla confezione indicazioni terapeutiche e posologia. Tanti divieti imposti dalla legge che però non hanno ostacolato l’affermazione di questo prodotti: secondo il rapporto Eurispes 2010, diffuso a febbraio 2010, gli italiani che ricorrono all’omeopatia nel nostro Paese sono cresciuti del 65% nell’ultimo ventennio, di questi il +5% nel 2008 e il +6% nel 2009.

Oggi gli italiani che scelgono le pratiche omeopatiche sono il 18,5% circa della popolazione, circa 9 milioni di persone. La domanda è maggiore nelle regioni del Nord Italia tra le fasce di popolazione che hanno un livello di istruzione più elevato. I medicinali omeopatici possono essere acquistati in farmacia, circa 7 mila hanno persino un reparto dedicato, ma anche nelle parafarmacie e supermercati.

Il mercato italiano è dominato da due colossi: la lombarda Guna spa che ha circa 800 prodotti a catalogo ed è la distributrice in esclusiva di molte case europee come la Heel, Staufen-Pharma e Abbé Chaupitre. Oggi conta 200 dipendenti ed un giro d'affari che è di circa 50 milioni di euro e un tasso di crescita annuo che è dell’8% circa.

Ancora più rilevante è il business della seconda azienda, la francese Biron che ha aperto una filiale in Italia nel 1979, oggi trasformata nella controllata Biron Italia. Il colosso francesce nell’ultimo anno ha raggiunto una crescita maggiore rispetto all’industria tradizionale: nel 2009 il fatturato è cresciuto del ben 12,7% toccando i 526 milioni di euro.

Anche la performance di Boiron Italia è stata molto positiva: il fatturato nel 2009 è cresciuto del 14,5%, ponendo l’Italia come secondo mercato di punta per la Boiron dopo la Francia. A contribuire all’ottimo risultato in termini di business è stata soprattutto la febbre A.

Non a caso, infatti, il prodotto omeopatico della casa che ha registrato maggior consenso è stato l’Oscillococcinum, un preparato per la cura degli stati influenzali, di cui in Italia sono state vendute nel 2009 un milione di confezioni nonostante fosse sconsigliato nelle linee guida ministeriali per l’influenza.

Christian Boiron, figlio del fondatore e del gruppo francese, svela le prospettive ulteriori per l’azienda di famiglia. Nel 2009 l’azienda ha investito ben 41 milioni di euro in ricerca, una parte dei quali destinati a quelle malattie per cui la farmacologia classica non ha ancora trovato efficaci cure e rimedi. “Il nostro mercato – spiega Biron – d’elezione è costituito dalle malattie lievi. Ma il grosso è rappresentato dalle malattie più gravi, come il cancro e l’AIDS. E i nuovi farmaci-blockbuster nasceranno per queste patologie, sulle quali possiamo giocare un ruolo anche noi”.