Più taxi, farmaci nei supermercati e nuove regole sui conti correnti bancari. Così è cominciata la calda estate del Governo Prodi per "rimuovere i più evidenti ostacoli alla concorrenza" in alcuni settori. Una dozzina di misure pensate per "per far muovere l'economia, riqualificare le attività economiche, ridurre i prezzi e far posto ai giovani" (Bersani). I risultai incoraggiano, come nel caso dei taxi e dei farmaci da banco.

IL CASO TAXI – le licenze ai taxisti sono state introdotte per ragioni analoghe a quelle degli albi, ovvero per tutelare i cittadini, limitando l’offerta di questo servizio soltanto a coloro che sono in possesso di licenza e quindi in grado di fornire un livello qualificato del servizio (come se per fare il taxista oltre alla patente di guida ci voglia qualche altra caratteristica professionale detenuta solo da chi ha la licenza).
Uno studio della Federal Trade Commission (Stati Uniti) nel 1984 sul servizio taxi concludeva che “non esiste un principio economico convincente” che giustifichi le’esistenza delle licenze. Tali limitazioni comportano una perdita netta sia per i consumatori che per coloro che vorrebbero diventare taxisti ma non possono, con ripercussioni negative sul servizio offerto, peggiore di quello che si otterrebbe con maggiore concorrenza.

IL CASO DEI FARMACI DA BANCO – quest’state è stato emanato un provvedimento per la liberalizzazione della vendita di questo tipo di farmaci in spazi diversi dalle farmacia. L’unico vincolo posto era la presenza di laureati in farmacia al banco vendita. Il provvedimento ha incontrato fortissime resistenze anche perché i farmaci da banco costituiscono la maggior quota del fatturato dei farmacisti. Ciononostante la grande distribuzione ha deciso di investire in questi nuovi prodotti per ampliare l’offerta ai propri clienti. Ad oggi quasi tutte le principali catene distributive hanno avviato la vendita di prodotti farmaceutici in alcuni ipermercati (21 punti vendita).
I farmaci da banco sono collocati all’interno di corner (in alcuni casi già esistenti), associati ai prodotti parafarmaceutici e venduti con uno sconto variabile fra il 20 e il 40% rispetto al prezzo di listino. Secondo prime rilevazioni ACNielsen il fatturato di questa categoria si aggira attorno all’1% del fatturato dell’intero ipermercato, con una stima di fatturato per punto vendita che varia dai 500 agli 800 mila euro. Per il momento restano i forti benefici al consumatore finale e per chi ha dei corner di parafarmaci le cui vendite sono trainate dalla presenza di farmaci da banco (si raggiunge un fatturato mediamente doppio per i parafarmaci presenti nel corner a seguito dell’introduzione del farmaco).