Cresce l’attenzione degli italiani per la grande distribuzione. Recenti rilevazioni condotte da dimostrano, infatti, che i clienti preferiscono questi luoghi attratti principalmente da offerte e promozioni, restii, invece, verso gli acquisti nei piccoli esercizi commerciali.

I dati forniti dal Centro Studi di Unioncamere sulla congiuntura delle piccole e medie imprese del commercio, nel terzo trimestre 2007, consentono di ricostruire un quadro di luci ed ombre.

In questi mesi si è verificato un calo record delle vendite del commercio al dettaglio (-1,1%, il valore più basso mai toccato dal terzo trimestre 2005), frutto di una sensibile flessione delle imprese fino a 19 dipendenti (-3,5%) e di un incremento di quelle con oltre 20 dipendenti (+3,1%).

Ipermercati, supermercati e grandi magazzini crescono invece in questo stesso periodo addirittura del 3,6%. Un dato che conferma la crescita della distribuzione organizzata nel nostro paese.

I dati Ismea-AcNielsen Homescan contenuti nella ricerca "Gli acquisti alimentari in Italia: tendenze recenti e nuovi profili di consumo", indicano nel 2006 una crescita rilevante della Grande distribuzione organizzata (Gdo), canale che aggrega le grandi superfici, i discount e i liberi servizi. La GDO ha raggiunto una quota di mercato complessiva del 77%, riferita alla sola spesa domestica alimentare, toccando punte dell'88% per bevande e grocery (prodotti confezionati di largo consumo).

Un dato che conferma la svolta nella domanda: cambia il profilo ed il comportamento d’acquisto dei consumatori, un’evoluzione che avviene a scapito soprattutto del dettaglio tradizionale nella forma fissa (l'anno scorso la quota era al di sotto del 15%), determinando perdite, anche se meno rilevanti, per il canale ambulanti/mercati rionali, la cui incidenza in rapporto alla spesa complessiva delle famiglie italiane raggiunge il 3,7%. Il rafforzamento della Gdo, pressoché costante negli ultimi anni, è avvenuta in concomitanza con lo sviluppo di linee di prodotti di primo prezzo (le più economiche) e all'incremento della quota del private label, il marchio del distributore, che confermano, una spiccata attenzione da parte dei consumatori italiani, alla leva prezzo. Uno scenario in cui emergono due elementi di fondo:
1. la crescente sensibilità verso gli aspetti salutistici e della tutela ambientale è ormai un elemento trasversale, comune a tutte le categorie di consumatori, generando un aumento dei consumi di prodotti biologici e in generale di alimenti percepiti come sani e "naturali"
2. la presenza di comportamenti differenti a seconda dell’età dei consumatori. Nel mercato convivono infatti la "old generation", orientata prevalentemente verso i prodotti cosiddetti maturi, e quella dei giovani che prediligono gli alimenti salutistici e/o a maggiore contenuto di servizi, come gli ortaggi di IV e V gamma o i cibi preparati o semipronti.

Tre sono i fattori che secondo l’Ismea hanno influito maggiormente sull'evoluzione dei consumi in Italia, sia in termini di scelta dei canali di acquisto, sia di alimenti acquistati:
– fattori demografici: il basso tasso di natalità, l'invecchiamento della popolazione e la riduzione del numero dei componenti familiari
– fattori sociali: l’affermazione di nuovi modelli sociali hanno comportato una maggiore attenzione all'edonismo inteso come forma fisica, naturalità, cultura e culto del gusto e del piacere
– fattori lavorativi: il numero crescente di famiglie dual-career, che vedono occupati entrambi i componenti adulti, ha determinato una crescente affermazione del consumo fuori casa, con una conseguente riduzione della domanda legata agli acquisti domestici.

Tendenze che spiegano il fenomeno, in atto ormai da diversi anni, del ridimensionamento dell'acquisto medio per nucleo familiare e della contestuale contrazione del numero delle famiglie acquirenti.