Sono ormai lontani i tempi in cui si guardava all’e-commerce come un potenziale nemico degli esercizi commerciali, soprattutto quelli di prossimità. Oggi che la crisi ha fatto crollare le vendite al dettaglio in molti settori merceologici si traccia un bilancio positivo delle vendite on line in Italia nel 2009.

Se il commercio ha subito pesanti battute d’arresto, l’e-commerce è cresciuto, sebbene solo dell’1%.

Gli italiani iniziano a frequentare la rete non più solamente per reperire informazioni sui prodotti, ma anche per concludere acquisti in rete, superando la tradizionale diffidenza verso le transazioni via web. Sono ormai 6 milioni gli internauti che effettuano acquisti via Internet, contro i 24 milioni (l’80%) dei navigatori in rete. Numeri che lasciano intravedere le enormi potenzialità di crescita che potrebbe avere un dettagliante che ha un negozio fisico se si aprisse alle moderne tecnologie.

Accade sempre più di frequente che gli italiani si colleghino ad un sito web per fare acquisti: prodotti di abbigliamento o alimenti da ricevere comodamente nella propria abitazione. E c’è che ipotizza che presto la spesa minuta per molti italiani passerà proprio attraverso il web. Alcune città si stanno già attrezzando: a Teramo, ad esempio, la Confcommercio ha creato un portale nel quale possono essere ospitati i commercianti locali che versano una quota annuale di 180 euro. In Toscana, invece, molto “centri commerciali naturali” si stanno consorziando per soddisfare la domanda onlie. Ed oggi sono già 100.

I giganti della distribuzione hanno già investito sul web: Feltrinelli, Mediaworld, Euronics sono presenti con propri store online. I più evoluti hanno anche attivato una pagina su Facebook e Twitter. Ikea ha attivato le vendite online nella sola Lombardia e per alcune tipologie di prodotto; il marchio Auchan consente di fare la spesa online per passare a ritirare le buste già pronte senza dover entrare negli ipermercati, con enormi risparmi in termini di tempo. Zara ha annunciato che presto preside rià anche il canale online.

E’ presumibile che l’attesa espansione dell’e-commerce si configuri come un’alternativa agli acquisti e che i consumatori possano modificare le proprie abitudini di acquisto scegliendo di volta in volta, in base alle proprie esigenze, se effettuare gli acquisti via compurer o recandosi in un negozio o ipermercato.

Siamo dinanzi ad una rivoluzione che per portata potrebbe somigliare molto al passaggio dalla telefonia fissa a quella mobile: a Nord è già cominciata con l’abbigliamento e le scarpe e presto potrebbe investire anche il settore alimentare e dei prodotti per la casa. A Sud invece c’è un ritardo, ma anche qui il fenomeno potrebbe affermarsi presto. L’imperativo per gli operatori del commercio è quello di non farsi trovare impreparati.

Fiducioso è Giorgio Rapari, presidente della commissione innovazione e sviluppo di Confcommercio, che spinge i suoi associati a valutare i benefici ed i vantaggi del web: "cerchiamo di insegnare ai nostri associati che l’e-commerce non è un nemico, ma un potenziale alleato. Chi ha uno spazio di 40 metri e vende alimentari non può tenere tutti i tipi di merce che vorrebbe ma, in compenso, può diventare il focal point dei suoi clienti e far arrivare loro prodotti particolari da tutto il mondo. La stessa cosa potrà avvenire a livello di quartiere o di bacino di utenza, consorziando più botteghe insieme per dare un senso anche culturale all’operazione, come già avviene in Francia, dove i centri storici delle città grandi e piccole vivono anche grazie a alleanze di questo tipo".

C’è chi trova ancora forti barriere all'affermazione dell’e-commerce: "il grande problema è la logistica – spiega Antonello Oliva, responsabile del Centro studi di Confesercenti, – un piccolo negozio da solo non riesce a sostenere le esigenze collegate alle consegne e se non si unisce ad altri non può reggere gli ordini online, senza contare la funzione anche sociale che il commercio di vicinato ricopre. Ma se pensiamo a ciò che è accaduto nel turismo, dove imprenditori anche molto piccoli ormai si gestiscono prevalentemente su Internet, è facile capire ciò che potrebbe succedere tra poco". A fare la differenza non è tanto l’età degli esercenti quanto il loro livello di istruzione. "A mettersi in gioco sono – conclude Raparii negozianti più scolarizzati. Ordinare via computer, dunque a qualsiasi ora, è un servizio in più al cliente, che se già conosce il negozio sa di potersi fidare".

Oscar Farinetti, inventore di Eataly, il megastore del cibo di qualità nato a Torino e già replicato in altre 3 edizioni italiane che oggi fattura 60 milioni di euro l’anno racconta a La Repubblica la sua esperienza “Sono un vecchio mercante e fino ad ora non sono riuscito a cambiare la mia idea del cliente che viene, annusa, tocca, sceglie… Ora però ci lanceremo alla conquista del mercato anche attraverso online. Le vendite online, per noi, sono cominciate soprattutto in collegamento con gli eventi: le persone vanno sul sito e si prenotano per una conferenza, un corso di cucina, una cena… Oggi però, e soprattutto a Natale, si stanno abituando a comprare anche altro". In particolare si prediligono "i pacchi natalizi per fare i regali. E, a sorpresa, la carne: noi la confezioniamo sotto vuoto e la consegniamo entro 24 ore in contenitori di polistirolo raffreddati col ghiaccio sintetico. Speriamo che la gente non perda mai il piacere di venirci a trovare, ma una volta conosciuti i nostri prodotti perché non acquistarli anche da casa?”.