A poche ore dalla chiusura di Pitti Immagine Uomo 71, tra gli oltre 860 espositori della Fortezza si respira aria di profonda soddisfazione e di ottimismo.

“E’ stato un Pitti Uomo molto forte – afferma Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine – che ha fatto registrare giudizi entusiastici da parte di tutti gli operatori presenti in Fortezza, sia come contatti commerciali sia come operazioni di marketing e comunicazione internazionale. Anche la copertura giornalistica da parte di stampa e tv di tutto il mondo è stata superiore alla media”.

Un chiaro segnale dell’energia positiva che sta investendo il comparto moda anche a seguito della ripresa in atto. Per l'industria italiana della moda, infatti, la ripresa c'è.

E la novità è che dallo scorso giugno è tornato a crescere anche il mercato interno. Il fatturato 2006 del settore (67,58 miliardi) ha segnato +6% con una crescita a doppia cifra negli ultimi mesi e si parla di una crescita anche per il 2007 seppure più contenuta (3-4%). Il rapporto sui Fashion Economic Trends presentato da Mario Boselli, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana (www.cameramoda.it) parla chiaro. L'export 2006 (40,57 miliardi) è cresciuto del 3,9% ma l'import del 12%, cioè «molto più delle previsioni», per cui il saldo commerciale positivo è «inferiore a quanto speravamo, ma pur sempre di 15,86 miliardi» ha detto Boselli (rilevando che la Francia, invece, ha accentuato il suo saldo negativo, da -2,5 miliardi nel 2005 a -5 miliardi nel 2006).

La produzione nazionale, per la prima volta dopo anni, è rimasta stabile, ma è cresciuta ancora la forbice con il fatturato, che segnala l'aumentata delocalizzazione. La principale novità del secondo semestre è stata la ripresa interna. La fiducia dei consumatori italiani a fine 2006 si è avvicinata ai valori massimi del 2002, segnalando l'assorbimento dello shock da euro. Ritrovato ottimismo anche sul fronte delle imprese, in un sistema che «sta mantenendo le produzioni di più alto livello, migliorando il sistema produttivo e distributivo, sia a monte sia a valle». La Cina «fa un pochino meno paura, è sempre – ha detto Boselli – un'opportunità per le nostre produzioni, ma senza rappresentare un vero e proprio volano».

Il 2007 sarà un «anno di assestamento», si ridurrà l'impatto positivo del ciclo internazionale. Il dollaro debole e l'euro forte «se fa bene in generale – ha detto Boselli – fa male alla moda italiana». Ne risentirà in particolare il comparto a monte (tessile e pelle) che crescerà del 3% circa mentre quello a valle (abbigliamento, pelletteria, calzature) prevede una crescita del 4,5%, dovuta soprattutto alla ripresa della domanda interna.

Nel complesso il consumo di moda crescerà più del pil, l'import continuerà ad aumentare (+9%) e l'export si stabilizzerà intorno a un rialzo pari a 3%.