Coraggio nel correre dei rischi, ma anche di abilità nel mantenere il sangue freddo, anche quando ci sarebbe da sudare "sette camicie". Sono queste due abilità che connotano spesso i bravi giocatori di poker. Per loro sta nascendo una nuova opportunità anche in ambito lavorativo. Molte finanziarie ed alcuni fondi di private equity, infatti, stanno selezionando il personale anche secondo le abilità che i candidati dimostrano di avere sui tavoli verdi.

“Se uno ci sa fare con il poker ha buone ciance di riuscire anche in finanza” spiega Danon Robinson, della Toro Partners “se viceversa uno non dimostra alcun interesse scatta l’allarme: è come se non leggesse i giornali economici.”

A pensarla in maniera analoga è anche Gary Loveman, ex Professore della Harvard Business School, prestigioso istituto di formazione statunitense ed oggi capo della Harra Casino. Quando era ancora alla Business School, il Professore aveva fondato la Global Poker Strategic Thinking Society, un club che in pochissimi anni si era diffusa capillarmente con l’apertura di una sessantina di sedi.

Ed è il promotore dell’MBA Poker Tournament, un torneo che vanta la partecipazione di importanti scuole di management, tra cui anche la Chicago Boot School Business e la Georgetown University.
Al torneo possono accedere solo i migliori studenti, quelli cioè che vantano un curriculum formativo di alto livello in grado di dimostrare di aver raggiunto ottimi voti durante il proprio percorso.

Per rispondere efficacemente a questo innovativo metodo di selezione professionale di recente introduzione, stanno fiorendo corsi e manuali di istruzione per battere il proprio potenziale datore di lavoro, ma anche tirocini di poker per esercitarsi direttamente sul campo in vista del campionato di Las Vegas.

Questo torneo ha raggiunto una tale rilevanza da richiamare persino l’attenzione dei cacciatori di teste di Wall Street che per altro annovera tra i suoi sponsor delle finanizrie statunitensi come la Booz&Company e la Toro Partners e i cui proventi vengono poi devoluti in beneficenza.

Maturità e abilità si configurano come qualità fondamentali per la gestione del rischio. “Finché uno non si gioca il proprio denaro col rischio di perderlo è difficile capire se possiede o meno la stoffa per sfondare a Wall Street” secondo Adam Brown autore del testo “The Poker Face a Wall Street”. Che sia un metodo valido o uno delle tante trovate “all’americana” che ci giungono ogni anno, solo il tempo potrà confermarlo.

Di certo non stupiamoci se durante un colloquio di lavoro, magari per una posizioni di tipo manageriale, ci sottopongono ad una partita di poker.