Nel 2005, dopo alcuni anni di completa stasi, il settore lattiero-caseario italiano ha realizzato un giro d'affari ex-factory di circa 14,1 miliardi di euro (fonte Assolatte).

Rispetto al 2004 si tratta di una crescita del 2,9% che potrebbe far parlare di un'annata positiva.

Tuttavia va sottolineato che gli incrementi a valore delle vendite sono stati controbilanciati da una riduzione dei prezzi unitari alla produzione.

Il risultato è una contrazione dei margini sia nel mercato interno sia nell'export.

Ma se nel mercato interno non è dato definire una stima attendibile della riduzione media dei prezzi (forse dello 0,5%), nelle vendite all'estero la dinamica è stata senz'altro più spinta e ha assunto, dato il rigore della fonte statistica (Istat), una fisionomia ben delineata. Assolatte attribuisce il calo dei prezzi a 4 fattori principali:
1. la minore capacità di spesa degli italiani;
2. il rafforzamento del potere contrattuale nella grande distribuzione organizzata
, che tra l'altro sempre più referenzia le proprie private label (12% del totale venduto);
3. la concorrenza
dei prodotti d'importazione anch'essi in netta crescita quantitativa (+3,6%) e con listini "a sconto" (-2,5%);
4. la debole politica promozionale pubblica unita all'elevato livello delle contraffazioni e delle imitazioni.

Negli Usa, ad esempio, che rappresentano il nostro mercato di sbocco, i formaggi che cercano di sfruttare l'immagine della produzione italiana sarebbero circa l'85% del totale. In Italia, va comunque aggiunto, il calo dei prezzi è in parte anche addebitabile agli accresciuti quantitativi, a loro volta in parte trainati dalla maggiore disponibilità di latte (+2,1%).

Per quanto riguarda le altre più rilevanti, gli yogurt e i formaggi hanno entrambi registrato un +1,9% e il burro un +1,3%. Nel caso dell'estero i migliori risultati sono stati ottenuti in Francia (+2,5% a valore), in Gran Bretagna (+4%), in Spagna (+11,8%) e in Olanda (+3,2%). Marcato invece il ripiego in Svizzera (-11,9%). Il presidente di Assolatte Giuseppe Ambrosi esorta tutto il settore, dalla filiera fino alla materia prima agricola e lo stesso sistema Italia, a modernizzarsi, a investire in qualità, sicurezza e innovazione, oltre che a combattere le contraffazioni. Per il 2006 non sono previsti significativi cambiamenti della situazione appena descritta. I principali indicatori finanziari (report lattiero-caseario a cura di Infomanager) sullo stato di stato di salute del comparto indicano un: lieve aumento dei ricavi netti dopo due anni (2002 e 2003) di decisa crescita
– riduzione del numero di addetti
– calo del ROS,
dunque del ritorno sulle vendite tra 2003 e 2004, ma bilanciato dalla forte
– variazione percentuale registrata tra 2002 e 2003
– calo preoccupante del patrimonio netto, pari a -5,1% tra 2003 e 2004
– lievissima crescita del valore aggiunto per addetto (0,2%).

Tutti i numeri sul comparto Lattiero-Caseario (anno 2004 – FONTE ISTAT)
– Unità locali attive nel settore lattiero-caseario: 2.344 in totale, principalmente “Caseifici e centrali del latte” e rivestono un ruolo preminente nella filiera lattiero-casearia, sia per capacità di raccolta che per quantità di prodotti trasformati.
– Localizzazione: oltre la metà delle unità locali sono localizzate al Nord (52,1%), il 39,9% nel Mezzogiorno e solo l’8,0% nel Centro. Nel Mezzogiorno, caratterizzato da imprese di piccole dimensioni, sono presenti 815 “Caseifici e centrali del latte” (55,6% del totale della categoria); 508 si trovano al Nord (34,7%) e i rimanenti 142 al Centro (9,7%).
– Localizzazione impianti di trasformazione: sono localizzati soprattutto nell’Italia settentrionale che produce oltre metà del latte alimentare (19.085.112 quintali, il 66,5% della quantità); le altre ripartizioni hanno livelli di produzione tra loro simili: 4.825.041 quintali il Centro (16,8%) e 4.804.552 quintali il Mezzogiorno (16,7%).

LATTE
– Produzione: complessivamente il latte prodotto (di vacca, pecora, capra e bufala) è stato pari a 106.548.289 quintali, in lieve aumento rispetto al 2003 (+0,2%). Tra le diverse tipologie di latte, domina quello di vacca (pari al 93,6% del complesso raccolto). Meno rappresentativi sono le altre tipologie: di pecora (il 4,6%), di capra e bufalina, quest’ultima concentrata quasi esclusivamente a Sud.
– Tipologie: la produzione di latte alimentare si distingue, secondo il contenuto percentuale di grasso in latte intero, latte parzialmente scremato e latte scremato. Il primo rappresenta quasi la metà della produzione lattiera (48,4%), il latte parzialmente scremato, con 13.312.140 quintali (46,4%); il latte scremato, è la produzione di minore entità, con 1.490.243 quintali (5,2%), ma segna il maggiore incremento rispetto al 2003 (+3,4%).

BURRO
– Produzione: complessivamente ammonta a 1.210.797 (-2,7% vs. 2003)
– Localizzazione: la lavorazione del burro è molto concentrata nelle imprese del Nord che lavorano l’88,5% del totale. Rispetto al 2003, la perdita di produzione nel Nord è del 3,8%, mentre nel Centro e nel Mezzogiorno si riscontrano aumenti, rispettivamente, del 7,6% e del 6,4%.

FORMAGGI
– Produzione:
dopo il latte i formaggi costituiscono la seconda produzione del comparto. In totale vengono prodotti 11.387.301 quintali (+3,8% vs. 2003);
– Localizzazione: nel Nord si producono 8.071.598 quintali (70,9%), nel Centro 911.647 quintali (8,0%) e nel Mezzogiorno 2.404.056 quintali (21,1%). Rispetto al 2003 l’aumento maggiore si è registrato nel Meridione (+4,9%).
– Tipologie: vengono classificati in base alla durezza della pasta (dura, semidura, molle e fresca).
– Produzione formaggi freschi: è la quota più consistente di formaggi prodotti (il 38,6% dei formaggi totali). La maggiore produzione avviene al Nord dove vi sono impianti di notevole capacità produttiva (2.313.280 quintali di formaggi freschi pari al 52,6% del totale nazionale). Anche nel Mezzogiorno la produzione di formaggi freschi è consistente (1.570.121 quintali pari al 35,7%) con una forte crescita produttiva rispetto al 2003 (+6,6%). Più contenuta è la produzione negli stabilimenti del Centro (512.797 quintali pari all’11,7% del complesso).
– Produzione formaggi a pasta dura: sono in totale 4.186.158 quintali (36,8% del totale nazionale), in aumento rispetto al 2003 (+6%). La maggiore produzione avviene anche in questo caso a Nord (3.368.435 quintali pari all’80,5%); nel Mezzogiorno sono prodotti 606.571 quintali (14,5% dei formaggi duri), mentre nel Centro si ottengono 211.152 quintali (5,0%). Produzione formaggi a pasta molle: complessivamente ammontano a 1.849.950 quintali (il 16,2% del totale), in crescita del 4,6 rispetto al 2003. Il Nord produce 1.644.996 quintali (88,9% del totale), mentre il Centro trasforma 156.281 quintali di formaggi molli (8,4% della specie). La produzione di questo tipo di formaggi nel Mezzogiorno è di soli 48.673 quintali (3,3% dei formaggi totali).
– Produzione formaggi semiduri: nel 2004 sono stati prodotti 954.995 quintali (l’8,4% del totale), in calo del 5,8% rispetto al 2003. La maggior parte dei semiduri viene prodotta nel Nord: 744.887 quintali (78,0% della categoria); minore è l’incidenza della produzione nel Mezzogiorno (178.691 quintali pari al 18,7%) e nel Centro (31.417 quintali pari al 3,3%).