Il comparto vitivinicolo italiano ha un giro d’affari in Italia che si aggira intorno ai 8.000 miliardi euro. L’intero patrimonio della filiera vitivinicola (compreso il valore degli impianti e strutture legate alla produzione di vini, liquori, distillati e aceti balsamici) sfiora i 50 miliardi di euro e conta circa 1,2 milioni di occupati riconducibili al vino, compresa la fase della distribuzione (fonte: Università di Bologna).

LA PRODUZIONE – La produzione italiana rappresenta, di media, il 21% della produzione mondiale e il 34% di quella dell’Unione Europea. La produzione di vino in Italia vanta 476 denominazioni, di cui 358 Doc e 118 Igt. Le aziende vitivinicole (Istat 2000) sono 800.000 e le imbottigliatrici sono 30.000 con una superficie vitata italiana è di 675.580 ettari (il vitigno più diffuso è il Sangiovese).

L’EXPORT – Il vino è la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, con una quota del 20% (fonte: Ice). Il vino italiano piace in tutto il mondo. Secondo l’Assoenologi le esportazioni italiane nel 2006 sono aumentate del 6% circa, un record mai raggiunto prima, raggiungendo i 16,5 milioni di ettolitri e un valore di 3.195 milioni di euro (nel 2005 era di 3.000 milioni di euro e nel 2004 di 2.865 milioni). Le imprese che sono impegnate nelle esportazioni di vino sono 2.000.
Le aree più dinamiche sono state l'Asia Centrale (+55%), l'Europa Orientale (+31%), il Medio Oriente (+ 25%), il Centro Sud America (+ 20%) e l'Oceania (+19,6%). L’incremento in Europa è stato piuttosto contenuto. Tra i Paesi di recente adesione all’UE, interessanti sono gli aumenti nella Repubblica Ceca (+23,5%), in Ungheria dove il vino italiano è il più venduto e cresce enormemente (+80%) e la Polonia, mercato minore ma comunque interessante (+32%). Nella Federazione Russa siamo aumentati del 27%, dove viene privilegiato molto il vino sfuso rispetto a quello imbottigliato. Oltre oceano i vini italiani si sono ritagliati quote importanti del mercato: negli USA i prodotti di casa nostra hanno superato quelli francesi, registrando a fine 2006 un incremento del 5% sia valore che in volume. Dalle informazioni in nostro possesso, va sottolineato anche un altro aspetto interessante. Il 90% delle esportazioni delle imprese vitivinicole italiane si indirizza su 11 mercati. Pochi, rispetto ai tanti altri (almeno altri 100) che potrebbero dare grandi soddisfazioni al vino italiano. Tra questi ricordiamo alcuni mercati in cui le imprese italiane guardano già con interesse:
– Corea del Sud: nel 2006 vi è stato un balzo in avanti del 16%;
– Cina: cresce la domanda di vini italiani e le vendite sono salite del 100%;
– Taiwan: ha registrato una crescita di oltre il 19%;
– Giappone: dopo 5 anni di flessione questo paese registra un’impennata della domanda di vini italiani del 4,7% sia in volume che in valore.
– Paesi Arabi: sono mercati che il vino nostrano sta progressivamente conquistando. Gli
– Emirati Arabi Uniti rappresentano il primo mercato per le nostre bottiglie nell’area medio orientale con vendite che, nel 2006, hanno raggiunto 3,2 milioni di euro (+42% vs. 2005)

I CONSUMI DOMESTICI – I consumi domestici di vino, attestati attualmente a 8,5 milioni di ettolitri (48 litri pro capite). I consumi negli ultimi anni (2000-2004) sono stati in calo, con decrementi significativi a carico del vino da tavola, il cui decremento medio annuo nel periodo 2000-2004 è stato del 2,7%. Unica eccezione è per il vini Doc e Docg bianchi, che nello stesso lasso di tempo hanno visto crescere gli acquisti domestici dello 0,6% annuo.

LA DISTRIBUZIONE – Secondo le rilevazioni Mediobanca per i “grandi” vini con un prezzo superiore ai € 25,00, il canale di vendita più diffuso è l’horeca (42,9% del fatturato), seguito da enoteche e winebar con il 36,3%. La grande distribuzione costituisce un canale fondamentale per la vendita del vino di qualità italiano sul mercato nazionale. Nel 2006 la quota di mercato di vino che è stato venduto nella grande distribuzione ha raggiunto il 69,2% a volume (+2,5% delle vendite a valore). Più della metà del vino venduto in supermercati, ipermercati e superette è vino di qualità a denominazione d’origine (doc, docg e igt) che nel 2006 ha raggiunto la quota del 52,9% a volume del totale di vino venduto nella Gdo, con una crescita del 2% rispetto al 2005 (a valore la quota è del 74%). I vini più venduti nella GDO nel 2006 (fonte: ACNielsen per Vinitaly) sono stati nell’ordine: Chianti classico (Toscana), Montepulciano d’Abruzzo, Sangiovese (Emilia Romagna, Toscana), Nero d’Avola (Sicilia), Merlot (Veneto), Pinot (Tri-Veneto), Bonaria (Lombardia), Barbera (Piemonte), Vermentino (Sardegna) e Barbera d’Asti. I vini che registrano il maggior tasso di crescita nel 2006 sono stati invece nell’ordine: Brunello di Montalcino, Nero d’Avola, Gewurztraminer, Morellino di Scansano, Verdicchio di Jesi, Dolcetto d’Alba, Bonarda Oltrepò, Barbaresco, Chardonnay e Rosso di Montalcino.
Il prezzo medio al litro dei vini venduti è 4,04 euro, mentre le fasce di prezzo che crescono maggiormente sono quelle con prezzo superiore ai 6,4 euro. Si evolve anche il consumatore tipo che alterna l’acquisto di un vino da 2-3 euro con un acquisto di 15-20 euro, che vuole risparmiare, ma che desidera togliersi lo sfizio di provare il vino “top”. La gdo assume quindi un ruolo attivo nella crescita della cultura enologica in Italia, offrendo anche ai consumatori meno esperti nuove opportunità di consumo.
Roberto Fiammenghi, Direttore operativo Food di Coop Italia sostiene che per la vendita del vino nel circuito Coop nel 2006 è stato soddisfacente: “possiamo parlare di un 2006 sostanzialmente positivo. Torniamo a crescere nei vini aventi prezzo compreso tra 3 e 6 euro, con punte ancora più importanti nella fascia 4 e 5 euro.” Massimo Mamberti, Direttore dell’Istituto per il
Commercio con l’estero ha dichiarato che: "la Grande distribuzione già svolge un ruolo di primaria importanza per la presenza dell'offerta italiana di prodotti agroalimentari made in Italy, e del vino in particolare, sui mercati esteri. Questo ruolo crescerà nel 2007, in virtù di un intenso programma d'intervento sui principali mercati esteri e in particolare nell'area dell'Europa del Nord dove registriamo da alcuni anni la richiesta di un supporto promozionale al vino italiano".