Qualche tempo fa abbiamo affrontato lo spinoso argomento della maturità del popolo italiano e, soprattutto, di chi occupa posizioni strategiche nel mondo della politica e dell’economia in Italia.

Gli anziani nel nostro Paese sembrano intenzionati a non “mollare le proprie poltrone”, ad impedire quel sano ricambio generazionale, che potrebbe essere una strada per far tornare a crescere il nostro Paese.

Alcuni studiosi si stanno interrogando sulle ricadute che questo fattore ha sulla crescita del Paese e stanno provando ad immaginare delle strategie da mettere in campo per incentivare il tanto auspicato turn over di poltrone. Sostituire un anziano che ha maturato una lunga esperienza in ambito lavorativo non è certo cosa facile. Anche perché i giovani laureati oggi al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro, pur possedendo un ampio bagaglio di nozioni, non sempre sono in grado di garantire all’impresa quei vantaggi che si traducono in un immediato incremento di produttività.

L’alternativa, per colmare questo gap, potrebbe essere quella di sottoporre i giovani neolaureati a percorsi di formazione in azienda, al fine di trasferirgli quelle competenze indispensabili per lavorare bene e con profitto nell’impresa. Ma la formazione ha bisogno dei suoi tempi. E’ un investimento di medio periodo che sempre meno imprenditori e manager sono disposti a fare.

Ecco perché le imprese tendono a cercare persone con esperienza. L’idea di introdurre tetti demografici per indurre un ricambio generazionale, argomento discusso anche in Italia, è potenzialmente efficace. Mal gestito potrebbe però alimentare l’insana convinzione che occorre fare largo ai giovani a discapito dei vecchi. E’ bene precisare quindi che:
1. l’invecchiamento dei lavoratori può costituire un problema maggiore per le imprese high-tech;
2. il mancato ricambio è più frutto di una certa inamovibilità dalle poltrone che di un’età avanzata dei lavoratori;
3. nell’economia globalizzata, riesce a stare sul mercato del lavoro chi sa accettare il cambiamento, giovane o anziano che sia;
4. per migliorare le opportunità occupazionali dei lavoratori con più di 50 anni senza frenare la crescita della produttività delle imprese, le migliori politiche del mercato del lavoro non sono i tetti demografici ma quelle che ampliano le opportunità (quelle che rendono flessibile l’uscita dal mercato del lavoro e meno traumatico il passaggio da un posto di lavoro ad un altro).