La rincorsa dei paesi in via di sviluppo a quelli più evoluti prosegue a ritmi serrati. Basti pensare che tra il 1981 ed il 2005 la popolazione che vive con meno di 2 dollari al giorno in Cina è scesa dal 59 al 12% ed in Brasile dal 12 al 4%.

Connessa all’espansione delle economie emergenti vi è anche la comparsa di un ceto medio prima inesistente, che si sta configurando come un ghiotto mercato per le aziende locali e non solo. Si stima, infatti, che entro il 2020 saranno
– 50 milioni i cinesi che vanteranno un reddito superiore ai 30 mila dollari
– 13 milioni in India
– 9 milioni in Brasile

– 3 milioni in Turchia e Indonesia.
 
Il superamento delle economie più evolute, da parte dei paesi emergenti, potrebbe essere vicino. La forza demografica delle economie emergenti continua ad essere molto elevata, almeno in relazione a quella dei paesi industrializzati: il trend di natalità dei paesi più evoluti è piuttosto basso ed in Italia lo è ancora di più.

Esemplificativo è un confronto tra G7 e G20: il G7 rappresenta solo il 10% circa della popolazione mondiale, mentre il G20 nel quale figurano giganti demografici come Cina, India, Brasile, Indonesia e Messico ne copre ben 2/3.

La bassa natalità, associata anche ad un aumento dell’età media, sta determinando in Europa un progressivo invecchiamento della popolazione che, se da un lato, apre delle opportunità di business per chi attiva servizi rivolti a questo segmento di popolazione, dall’altro si traduce in una crescente debolezza.

La prevalenza di giovani, sempre più istruiti, globali ed in grado di stare al passo con le innovazioni rappresenta un’indubbia marcia in più per le economie emergenti. La presenza di tanti giovani conferisce forza e capacità di innovazione a tutti questi paesi. Recenti rilevazioni delle Nazioni Unite indicano che la popolazione di età compresa tra 15 e 24 anni è pari al 17% della popolazione in Cina e Brasile, e del 19% in India. In Europa i giovani che rientrano in questa fascia d’età sono pari al
– 12% in Francia
– 11% in Germania
– quasi il 10% in Italia.

Chi invece ha superato gli 80 anni nelle economie emergenti rappresenta circa l’1,5%, in Europa supera di 3 volte questo valore, fino ad arrivare all’Italia dove è quasi 9 volte quella indiana.

Si tratta di un aspetto fortemente penalizzante perché i giovani rappresentano la vera forza trainante del paese quella più flessibile ed in grado di adeguarsi prima e meglio alle innovazioni, al mondo del web e dell’internazionalizzazione in ambito imprenditoriale.

A penalizzare ulteriormente la situazione difficile di questi paesi è anche il forte tasso di disoccupazione giovanile: che oggi è pari al 20% nell’area euro, raggiungendo in Italia il 25% e del 40% in Spagna e nel Sud Italia.

La maggiore ricchezza e una maggiore presenza di giovani si traduce anche in più ricchi investimenti in ambiti strategici per l’espansione economica: la quota di PIL che la Cina destina a l settore della ricerca, ad esempio, è salita di recente dallo 0,5 all’1,5% e punta a raggiungere quota 2,5% entro il 2010. Si tratta in valore assoluto di circa 75 miliardi di dollari, un po’ meno di quanto investe la Germania (85 miliardi), ma molto di più rispetto all’Italia (30 miliardi). Un cambio di rotta, nel nostro Paese diventa più che mai auspicabile.

Politiche per la famiglia, incentivi alla nascita, sostegno all’occupazione dei giovani e formazione sono fondamentali per un paese che deve recuperare importanza e peso nella nuova geografia economica globale.