Ce la mettono tutta per dividersi con successo tra carriera e famiglia, sempre pronte a correre tra le riunioni, gli impegni familiari, marito, figli, ecc. Eppure, nonostante gli sforzi, la parità dei sessi, almeno al di qua dell’Atlantico, sembra ben lungi dall’esser raggiunta.

Secondo una recente indagine condotta dalla rivista Newsweek, la carriera in Europa è un sogno o un’ambizione per le donne. Le pari opportunità sono ancora solo parole spese nei dibattiti parlamentari o in tv.

Il confronto delle prospettive professionali per le donne in Europa e Usa presentato dal settimanale inglese indica che negli Stati Uniti le donne che occupano un posto di potere sono il 45%, in Gran Bretagna il 33%, in Francia il 30% e in Svezia, per molti modello di parità tra i sessi, il 29%. In Italia questo valore scende ancora fino al 18%. Attenzione però. Le donne europee non sono più casalinghe delle colleghe oltreoceano (il 57% delle prime contro il 65% delle seconde). Né è una conseguenza della differente preparazione rispetto ai colleghi di sesso maschile: in molti casi, anzi, hanno pari titoli di studio.

Il problema vero, secondo la testata giornalistica è nell’incapacità di valorizzare pienamente le donne in Europa. Le donne qui lavorano, ma troppo spesso senza un riconoscimento ufficiale o una posizione ai vertici. Un altro dato interessante riguarda l’ambito professionale di appartenenza. Il Sistema Europa impiega le donne nel settore pubblico, mentre scarsa è l’attenzione nel mondo privato, quello per definizione a maggiore pressione competitiva.

Secondo alcuni studi dell’Ocse e dell’Ilo, la maternità per le donne rappresenta un pericolo per la carriera, in quanto la prolungata assenza dal luogo di lavoro risulta fortemente penalizzante. Ed è ancora fortemente limitata la gestione flessibile dei tempi lavorativi in Europa e soprattutto nel nostro Paese. Solo una donna su cinque ci riesce in Europa, a fronte del 30% negli Usa. Alexandra Jones, direttore associato della Work Foiundation, spiega con una battuta amara che“se la bravura sul posto di lavoro si definisce in base al numero di ore lavorative trascorse in Europa, le donne sono certamente penalizzate”.