Il successo del blog è un fenomeno che ormai non fa più notizia. Questo moderno strumento di comunicazione è nato e si è diffuso rapidamente tra utenti che amano generare contenuti per condividere conoscenza ed informazioni con un numero enorme di persone. Ma sono strumenti di appannaggio degli utenti che si collegano da casa e si scambiano informazioni di carattere privato. Sono invece ancora tutte da verificare le potenzialità e l'impatto che il blog può avere nel mondo delle imprese, non tanto per i produttori di nuove tecnologie, quanto per il gran numero di potenziali utilizzatori che vi lavorano.

Una recente ricerca intitolata “The Blogging Revolution: Government in the Age of Web 2.0" e commissionata al professor David Wyld Maurin (docente alla Southeastern Louisiana University) dall'Ibm Center for The Business of Government, ha inteso indagare come e quanto le tecnologie per la distribuzione di contenuti autoprodotti (blog, social network, wiki) influiscano sulle strategie di comunicazione di pubblica amministrazione e imprese.

La ricerca ha evidenziato dati interessanti, tra cui il crescente numero di manager che utilizza il blog per comunicare con dipendenti, clienti e utenti. E mentre c'è chi mette in dubbio la validità delle tradizionali catene di comando nella diffusione e condivisione di know how e conoscenza in modo rapido ed efficiente, il blog sembra aprire nuove prospettive nella comunicazione aziendale. Ne è convinto anche il generale James Cartwright, capo dello U.S. Strategic Command, che invita i subordinati a usare i blog per scambiare informazioni dove e quando servono, senza passare attraverso le vie gerarchiche ufficiali.

Le imprese iniziano a guardare con attenzione a questi moderni strumenti di comunicazione, per così dire, orizzontale. "È vero che le tecnologie del Web 2.0 sono ormai una realtà strutturata, una miniera di competenze e professionalità – dice Gianfranco Previtera, responsabile per il mercato della pubblica amministrazione Ibm Italia -. Ma queste competenze non possono essere sfruttate all'interno di grandi organizzazioni, dobbiamo trovare altri sistemi. È un obiettivo urgente, perché il modo in cui si progettano le applicazioni sta per cambiare: è finita l'era in cui si studiavano a tavolino, per poi testarle. Oggi bisogna coinvolgere gli utenti nella progettazione, visto che conoscono meglio di noi di ciò di cui hanno bisogno".

Nell'indagine condotta vi è anche l'invito rivolto ai manager, pubblici e privati, ad utilizzare i blog per istaurare una comunicazione più rapida ed efficiente fra istituzioni, imprese e consumatori e ad apprendere il linguaggio dei blogger per instaurare un dialogo privilegiato con soggetti «influential», capaci, cioè, di esercitare un ruolo di leadership nelle comunità online, e quindi di innescare processi di innovazione politica, culturale ed economica. Resta il problema della sicurezza: lo studio consiglia di fissare delle «guideline», regole prudenziali da seguire nella gestione dei contatti con elementi esterni evitando di eccedere nelle restrizioni che potrebbero risultare sgradite ai veri blogger, sostenitori del principio di trasparenza e democrazia.

«La blogosfera – risponde Previtera – è un'agorà dove chiunque può dire qualsiasi cosa. Anche la comunicazione di grandi aziende o istituzioni ha diritto di cittadinanza. Intendiamo usare questi strumenti senza accettare lezioni su cosa sia un "vero" blog. E questo vale per tutte le altre tecnologie che consentono di lavorare in modo collaborativo, come My Space e You Tube. Che queste piattaforme aperte comportino sfide non ci spaventa». Ecco perché, spiega Previtera, ai 7 miliardi di dollari che Ibm già investe ogni anno in ricerca e sviluppo si intendono aggiungere ulteriori risorse: «Da impiegare nella collaborazione con le comunità online, interlocutori strategici in una prospettiva di apertura dei nostri laboratori verso il mondo esterno».