La crisi economica ha colpito anche le libere professioni. E così molti avvocati stanno spostando l’asse delle proprie attività, andando sempre più a caccia di business oltre frontiera.

Avvocato con valigia

Un fenomeno che viene confermato anche da Umberto Nicodano dello studio Bonelli Erede Pappalardo “partiamo con la valigia in mano cinque volte l’anno”. Obiettivi sono quelle di verificare le potenzialità che il mercato offre, conoscere e creare occasioni di scambio con potenziali clienti ed altri studi legali esteri. Nei casi più spinti di internazionalizzazione, gli stufi legali made in Italy decisono di aprire una sede all’estero.

Uno studio di grande fama, con sedi a Londra e Bruxelles ed uno staff di ben 270 professionisti, NTCM, segue entrambe le direzioni, arrivando oggi a vantare persino una sede asiatica, a Shangai.

Aprire in , come ricorda Vittorio Noseda, Managing Partner di NTCM, è stata un’operazione complessa. “Ci sono voluti quattro mesi per ottenere dalle autorità locali il nulla osta, ma abbiamo impiegato sei mesi per raccogliere tutta la documentazione”. Ad oggi si contano circa 40 uffici legali italiani che hanno un portafoglio ed un prestigio tali da poter affrontare la strada dell’internazionalizzazione. Un’operazione che tuttavia richiede coraggio. “Andare sui mercati internazionali – precisa Nicodanoè un’operazione con un difficile ritorno economico”.

Nuove Leggi e Nuove Opportunità

All’incertezza dei ricavi si sommano costi di gestione piuttosto elevati ed una normativa che non favorisce l’andata all’estero: in Italia vige il divieto di avere società di capitali degli azionisti, cosa che invece è consentita in altri stati europei. Uno studio italiano di tipo tradizionale, dove gli avvocati sono soci e rispondono con il proprio capitale, si trova a competere con gli studi legali esteri che sono vere e proprie multinazionali del diritto.

Ostacoli che, comunque, non frenano del tutto il fenomeno. Dei 100 studi iscritti all’Asla, L’associazione degli Studi legali Associati, un terzo ha almeno una sede legale all’estero, soprattutto a Londra, New York e Bruxelles a cui di recente si stanno aggiungendo anche Shangai, Pechino e Mosca. Per gli studi con minori risorse c’è poi la possibilità di stringere accordi con società estere che consente di ampliare il proprio raggio d’azione. Questa volta, però, senza valigia, ma solo virtualmente.