Nelle scorse settimane è stata pubblicata Webranking 2007 Italia Top 80, la classifica della comunicazione online redatta dalla società svedese Hallvarsson & Halvarsson in collaborazione con CorrierEconomia. La Webranking viene stilata ogni anno sulla base di 125 criteri organizzati in dieci sezioni, in parte legate alla tecnologia (struttura, design, funzioni interattive) e in parte ai contenuti. Il protocollo viene definito sulla base di questionari compilati da professionisti (350 nel 2007), analisti, giornalisti economici e investitori professionali. Si conferma, come nel 2005, al primo posto Telecom Italia, leader della comunicazione online in Italia con un sito web ricco di conference call, informazioni finanziarie sul titolo e attenzione per la corporate governance.

Completano il podio Unicredit che, propone agli utenti un sito completamente ristrutturato anche in seguito alla fusione con Hvb, e Edison, scivolata, nel corso dell'ultimo anno, dalla seconda alla terza posizione.

Seguono nell’ordine Eni, Pirelli & C, Hera, Snam Rete Gas, Autogrill, Parmalat e Seat Pagine Gialle che occupano le posizioni dalla quarta alla decima.

Le new entry nella classifica sono due: Parmalat (la società è risalita nella classifica di ben 62 posizioni registrando in assoluto la migliore performance, dopo il crac finanziario e di immagine del 2003) e Seat Pagine Gialle (il cui balzo in avanti è stato di 47 posizioni). Premiate anche le scelte strategiche di Unipol (che ha guadagnato 33 posti) e Terna (21). Il dato più interessante è l’interesse forte e diffusa che l'intero mondo imprenditoriale italiano ha riservato al web nel corso dell'ultimo anno, traducendosi spesso in investimenti massicci e in strategie ad hoc. Un interesse confermato anche dai numeri: la media del campione analizzato (82 società) è salita di 6,3 punti, a 46,2, mentre dalle 23 del 2006 sono salite a 31 quelle che hanno superato i 50 punti (nel 2005 erano 9).

Si tratta di un segnale molto positivo. Migliorare la propria immagine sul web è per il imprese italiane un vero e proprio must, anche migliorare la propria competitività rispetto ad altre società europee in molti casi ben più evolute rispetto a noi dal punto di vista web. Questa attenzione si è tradotta in molti casi nella creazione di siti web più ricchi di funzionalità, servizi e contenuti anche in più lingue: press release, bilanci e altro in lingua inglese si trovano assai di frequente sui siti web del campione, mentre solo due sono le società che a fine agosto non avevano nemmeno il bilancio annuale nella lingua del mercato.

La pubblicazione di più contenuti rappresenta solo il primo passo. Per raggiungere gli standard internazionali le imprese italiane devono compiere un altro salto di qualità. Devono migliorarne anche la qualità. Per far questo si possono fornire agli utenti informazioni spesso volutamente omesse. Un atteggiamento, questo, che finisce con il diffondere la percezione di scarsa trasparenza verso gli utenti finali. Più trasparenza si potrebbe, ad esempio, raggiungere pubblicando nel proprio sito internet gli acquisti di azioni fatti dalla prima linea dei manager, dare informazioni in merito al risk management (rese pubbliche solo da 11 società) o, ancorao fornire dati finanziari scaricabili in excel, nonostante questo formato sia utilizzato da chiunque e a volte già superato (lo fa solo il 30%).

Risultano scarne e talvolta assenti le informazioni relative alle aziende (1/4 non fornisce nemmeno l'organigramma pur essendo quotato in Borsa), mentre l'area stampa è abbastanza ricca (nell’80% dei casi) e vi è una crescente attenzione per i "fact sheet" (pagine in formato Pdf contenenti le informazioni più importanti). Per quanto riguarda le classifiche parziali le migliori nella sala stampa sono state Benetton, Unicredit e Pirelli & C. Tra le sezioni in crescita anche quella legata alla corporate governance, nonostante il 33% delle società non fornisca i nomi dei manager. Le migliori nella corporate governance sono Telecom, Unicredit, Eni, Parmalat e Pirelli &C.

Tra i gruppi che hanno ormai raggiunto gli standard internazionali si intravedono formule di comunicazione molto evolute. Il whistleblowing, ad esempio, è un meccanismo che consente di denunciare irregolarità aziendali in forma anonima. Lo utilizzano già Eni (con la controllata Snam Rete Gas) e Benetton, entrambe quotate negli Usa dove il requisito è obbligatorio. Resta invece in generale insufficiente l'attenzione data alla Csr, la responsabilità sociale.