Cresce la domanda di professionisti dell'ambiente. E il mondo della formazione si adegua alle nuove esigenze espresse da imprese pubbliche e private con l'organizzazione di corsi di formazione e specializzazione per green managers.

Questa figura professionale introdotta nel mercato del lavoro piuttosto di recente si occupa prevalentemente di risparmio energetico, certificazione e sostenibilità ambientale. Attività che si stanno imponendo nel mondo delle imprese sia pubbliche che private. Le imprese oggi sono, infatti, chiamate a compiere azioni mirate e soprattutto concrete in favore dell'Ambiente.

Azioni che si ispirano ai contenuti del Protocollo di Kyoto, adottato in Giappone dieci anni fa, documento in cui i paesi industrializzati si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra del 5% rispetto al 1990. E questi nuovi professionisti, detti anche "green manager", sono esperti dell'ambiente che hanno approfondite conoscenze di natura tecnica e legale. Intrattengono rapporti con tutti i rami d'azienda (settore acquisti, marketing, strategia d'impresa) per diffondere a tutti i livelli la cultura verde. Accanto ai "green manager" ci sono i "green procurment manager", coloro che lavorano principalmente nel settore "acquisti" e fanno in modo che venga comprata una sempre maggiore percentuale di prodotti "verdi". «Noi abbiamo creato un settore di consulenza specializzato in queste tematiche», dice Fulvia Sbrozzi, vicepresidente Cegos search, «si sono rivolti a noi multiutility ed ex aziende municipalizzate dove queste figure sono molto richieste».

LE OPPORTUNITA' NELLA CONSULENZA – anche Bain, società di consulenza strategica e organizzativa, si è attrezzata con un team di consulenti esperti. «Prima c'era maggiore scetticismo in questo settore», dice Roberto Prioreschi, responsabile practice energia e utilities, «le richieste erano più di forma che di sostanza. Nel tempo invece abbiamo notato un'inversione di tendenza e abbiamo deciso di investirci».

DOVE FORMARSI IN AULA – l'attenzione crescente è testimoniata anche dal mondo accademico. L'università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, per esempio, promuove la prima Scuola Emas ed Ecolabel in tutta la regione Lombardia, che forma consulenti per la registrazione ambientale delle imprese e la certificazione dei prodotti. E la Strategies Business School, scuola di alta formazione manageriale, ha aperto a Roma da alcuni giorni la quattordicesima edizione del Master in qualità, ambiente e marketing: con nozioni di sviluppo sostenibile e ambiente visto come una possibilità di sbocco lavorativo. Le società, oltre al bilancio di esercizio, pubblicano anche quello "ambientale".
«Noi lo facciamo dal 1996
– dice Roberto Zangrandi, responsabile della corporate social responsibility Enel – e da vent'anni adottiamo una politica che va al di là del rispetto delle norme verdi». Enel infatti, ha già da tempo un dipartimento che si occupa di politiche ambientali ed è da sempre impegnata nella ricerca di soluzioni innovative per ridurre l'impatto ambientale della produzione e distribuzione di energia elettrica. Ma ci sono aziende dove la figura specifica del green manager si è sviluppata solo negli ultimi anni. «Prima la stessa attività veniva svolta da più persone, ora invece ha un ruolo ben determinato», spiega Aldo Bigatti, general manager Philips Lighting, «il nostro green manager opera affinché tutti i procedimenti di lavoro siano rispettosi dell'ambiente, dall'acquisto dei nuovi macchinari alle materie prime dei prodotti fino al risparmio energetico all'interno dell'azienda stessa».
Secondo i consulenti di Watson Wyatt, i green manager delle maggiori aziende operanti in Italia possono arrivare a guadagnare fino a 90 mila euro lordi l'anno. La gestione "ecologica" rappresenta un asset importante anche per Abb, dove gli addetti all'ambiente e alla sostenibilità sono 20 per l'Italia e 400 nel resto del mondo. «I dipendenti sono più soddisfatti se lavorano in una realtà responsabile e sensibile alle problematiche ambientali», dice Antonio Giacomucci, sustainability controller di Abb, «e i clienti preferiscono prodotti provenienti da aziende corrette».

I DUBBI DEGLI SCETTICI – non mancano i dubbiosi: «E' un tema in cui c'è crescente sensibilità ma senza passi in avanti straordinari», dice Carlo Cici, dirigente della società di consulenza Rga e professore di politica dell'ambiente all'università Statale di Milano, «manca una trasformazione culturale che sarebbe possibile se ad esempio l'ambiente fosse la chiave delle prossime presidenziali degli Stati Uniti d'America». L'Unione Europea, comunque, è ormai pronta.