Promelec International, società italiana di executive search, ha condotto un’indagine sul mondo del lavoro, soffermandosi soprattutto nella sua analisi sui ceti dirigenziali: le imprese piccole e medie del comparto manifatturiero risultano, grazie alla loro flessibilità e dinamicità di struttura, stanno salvando le carriere di molti manager dall'ondata di licenziamenti innescata dalla negativa congiuntura economica. Nel 2008 5mila secondo Promelec International 5.000 manager hanno perso il proprio impiego contro i 3 mila del 2007 (-40%). Le assunzioni invece non hanno raggiunto quota 2.800: il saldo negativo, quindi è stato di 2.200 posti.

IL MANIFATTURIERO TIENE MEGLO – ad aver tenuto meglio nell’occupazione dei ceti manageriali sono state le piccole e medie aziende italiane del manifatturiero, imprese che meglio di altre sono riuscite a garantire sicurezza e continuità d'impiego al ceto dirigenziale. Delle 2.800 nuove assunzioni, infatti, il 35% riguarda contratti firmati da piccole e medie aziende manifatturiere, un universo popolato secondo una ricerca recente condotta da Mediobanca e Unioncamere da 4 mila imprese industriali di medie dimensioni (che occupano cioè da 50 a 499 dipendenti e realizzano fatturati tra 13 ai 290 milioni di euro), cui si aggiungono 600 realtà medio-grandi con fatturati fino a 3 miliardi di euro. Aziende che appartengono ai settori chiave del made in Italy: moda e abbigliamento, manufatti per l'edilizia, arredamento ed oggettistica, automazione meccanica e plastica, tra le quali ad esempio il Gruppo Fontana, Sacmi Group, Landi Renzo, Flos, Missoni, System, Caleffi, B&B, Vimar e Ceramiche Atlas Concorde. Imprese che Promelec International definisce simili a “piccole multinazionali con stabilimenti produttivi e filiali commerciali a livello internazionale, accomunate dal posizionamento nell'alto di gamma dei rispettivi mercati e da una solida vocazione all'export”. Anche queste imprese risentono della crisi e del generalizzato calo di domanda e della stretta creditizia, ma hanno strutture più flessibili rispetto ai grandi gruppi multinazionali e quindi in grado di rispondere meglio alle evoluzioni del mercato. Secondo Maurizio Cuocci, partner di Promelec International "le dimensioni organizzative più contenute e i processi decisionali più rapidi consentono a queste imprese di definire e attuare nuove strategie d'azione per contrastare la crisi. Inoltre sono più veloci nel cogliere nuove opportunità di business o nell'aggredire nuovi mercati".

PIU’ SPERANZE DALLA GREEN ECONOMY – tra i nuovi promettenti mercati figura quello delle energie rinnovabili. La green energy è un comparto in espansione anche se in ritardo rispetto ad altri Paesi europei. L’importanza economica di questo settore di mercato è dimostrato dalle cifre fornite dal libro bianco dell’UE: nel 2009 si prevede che nella zona Ue a 27 il settore delle energie rinnovabili creerà nei prossimi anni ben 520 mila nuovi posti di lavoro, di cui 100 mila dovrebbero essere localizzati in Italia. Ma il nostro Paese necessita di green manager e figure professionali qualificate se non si vuole perdere unì’importante occasione di inserimento lavorativo per tante nuove giovani risorse. I profili più ricercati dalle aziende che operano nel settore delle energie rinnovabili sono secondo Promelec International: project leader, project manager e business developer. Silvia Macchini responsabile del settore green Energy in Promelec International osserva che “dobbiamo cambiare totalmente rotta riguardo alle energie sostenibili. Ma qualcosa si sta muovendo e lo conferma il fatto che stiamo ricevendo parecchi incarichi per ricercare figure di questo tipo”. Conclude “abbiamo ricevuto parecchi incarichi, anche da aziende importanti sul piano internazionale, per ricercare figure di questo tipo e stiamo incontrando più difficoltà del previsto ad individuare candidati adeguati. Sarebbe veramente un peccato che queste aziende continuassero a cercare questi professionisti all’estero.”

NUOVI SPAZI AL VERTICE PER LE DONNE – nelle aziende italiane le donne occupano ancora pochi posti nei ceti dirigenziali. Ma qualcosa inizia a cambiare, probabilmente anche grazie alla crisi che potrebbe diventare paradossalmente un rilevante trampolino di lancio per le donne in carriera. Nell’ultimo periodo molti manager di sesso maschile sono stati mandati a casa. Secondo Federmanager quando un dirigente lascia un'azienda, nel 54% dei casi è rimpiazzato da una donna che ne assume le funzioni, senza essere promossa, una situazione dovuta a retribuzioni inferiori date alle donne o alla crisi che interessa settori a maggiore rappresentanza maschile, come il mondo del credito. Oggi le aziende a leadership femminile producono più fatturato e registrano performance economiche migliori, forse anche perché le donne riescono a vivere e superare meglio le difficoltà grazie ad una grande capacità a fare squadra e ottima formazione.