Agganciare il rafforzamento della classe media per uscire dalla crisi. Questo è un suggerimento utile che Confndustria offre alle tante imprese italiane che oggi si misurano con una congiuntura internazionale difficile, con mercati spesso maturi ed una domanda piuttostostagnante.

E’ di qualche settimana fa l’analisi compiuta dal Centro Studi Confindustria che cerca di delineare Le prospettive per il made in Italy alla luce della crescita del benessere entro il 2030.

Secondo Viale dell’Astronomia, nel 2030 i benestanti saranno 1,5 miliardi (oggi sono 1 miliardo circa) ed avranno un Pil procapite di almeno 30mila dollari l'anno. Potranno destinare quote rilevanti del loro budget agli acquisti di prodotti provenienti dall’estero.

Nel medio-lungo periodo, l’asse su sposterà, secondo le previsioni di Confindustria, verso i paesi oggi ritenuti in via di sviluppo, spostando l’asse degli equilibri mondiali: mentre oggi, infatti, l'80% dei benestanti risiede nei paesi più industrializzati, nei prossimi anni crescerà il peso internazionale dei paesi emergenti. Entro il 2023 in questi paesi la popolazione benestante crescerà da “un ammontare minimo di 215 e un massimo di 611 milioni", molto meno dei paesi più avanzati ("da un minimo di 60 milioni ad un massimo di 89").

Molto promettenti sono le economie dei paesi Brics (Brasile, Russia, India e Cina). A questi si affiancano anche altre realtà, "la nuova classe media emergerà in paesi vicini geograficamente come la Turchia e culturalmente come l'Argentina, tutte economie dove il made in Italy già oggi afferma il suo valore e rappresenta uno status attraverso la forza dei marchi italiani".

La crescita stimata per paesi come la Turchia o l’Argentina, geograficamente o culturalmente vicini all’Italia, potrebbe tradursi in una "opportunità di crescita per le imprese italiane", soprattutto per quelle del lusso accessibile.

Sebbene le economie avanzate continueranno ad essere ancora il principale mercato di sbocco dei prodotti del made in Italy, i margini di crescita maggiori riguarderanno le economie emergenti. E potrebbe quindi essere utile concentrare in quei paesi sforzi ed investimenti. Ogni azienda, in base ai prodotti ed alle proprie caratteristiche dovrebbe iniziare ad individuare nuovi mercati da aggredire, magari privilegiando quelle realtà in cui il made in Italy ed alcuni brand italiani sono già realtà note, affremate ed apprezzate.