I principali ostacoli alla crescita delle piccole e medie imprese sono i tempi biblici della burocrazia e della giustizia civile, due problemi che preoccupano le aziende molto più della concorrenza cinese o del costo del denaro.

È uno dei risultati della XXVII Indagine congiunturale sulle Pmi, realizzata dall'area studi Capitalia su un campione di 611 aziende manifatturiere da 11 a 500 dipendenti. L'indagine ha rilevato che i complicati rapporti con la Pubblica Amministrazione sono ritenuti il principale limite all'espansione (dal 17% degli intervistati).

Seguono l'eccessiva durata dei processi civili (12%) e i vincoli ambientali (9%). Il 7% indica invece le infrastrutture e lo smaltimento dei rifiuti, e solo il 4% la sicurezza, la carenza nell'offerta di fonti energetiche e la difficoltà ad acquisire innovazioni tecnologiche. Inoltre, le piccole e medie imprese che temono la concorrenza asiatica sono appena il 2,1%, poche più di quelle che mettono sotto accusa la concorrenza di altri Paesi (2%) o il rapporto con le banche (1,7%). Complessivamente, il 66% del campione ritiene che i principali ostacoli al loro sviluppo siano di natura esterna all'attività imprenditoriale e legati al contesto in cui si opera.

Una tesi sostenuta e rilanciata anche Gian Maria Gros Pietro, economista industriale, presidente di Atlantia e Autostrade per l'Italia oltre che responsabile del Comitato scientifico dell'Osservatorio piccole e medie imprese. Secondo Gros Pietro: «L'indagine dimostra che il Paese non funziona in tutte quelle attività che devono essere svolte al di fuori del mercato: le imprese sono soddisfatte del contesto produttivo che le circonda, la società civile è confortevole, il capitale umano non manca, ma il sistema ha varie malattie, una delle quali è il costo della politica, ovvero il fardello di regole imposte al mondo produttivo per rafforzare il potere delle classi burocratiche».

Il presidente di Atlantia ha poi citato l'esempio del tratto autostradale della variante di valico che «attende da 900 giorni la risposta se va bene o no». Secondo il manager è il sistema che deve essere rivisto. «Per quanto riguarda i costi della politica – ha sottolineato – non sono tanto gli aerei di Stato, ma il fardello di regole e adempimenti al settore produttivo al solo scopo di rafforzare la parte burocratica. La valanga di timbri sta soffocando il sistema produttivo italiano. Siamo un paese con una grande cultura della mano pubblica, ma bisogna richiamare la mano pubblica ai suoi doveri». Gros Pietro ha concluso invitando le istituzioni a «recuperare la capacità di dare indirizzi e di fare scelte in modo tempestivo ed efficace». Sotto il profilo strettamente congiunturale, l'indagine segnala che nel primo semestre del 2007 le piccole e medie imprese hanno consolidato la ripresa avviata l'anno precedente, ma, dopo il picco raggiunto nei primi tre mesi, la crescita ha cominciato a rallentare.

Le imprese intervistate prevedono, in ogni caso, una prosecuzione della fase espansiva nella seconda metà del 2007: la ripresa dovrebbe essere guidata dalle aziende medie e medio-grandi, che dovrebbero continuare ad avvalersi della spinta propulsiva proveniente dai mercati esteri.