Per fondi strutturali si intendono tutte le risorse stanziate dall’Unione Europea in favore dei propri stati membri. Sono stati istituiti in favore di regioni, province e comuni che si trovano in zone svantaggiate degli Stati Membri dell’UE perché possano raggiungere le aree economicamente più forti e rafforzare la coesione economica e sociale nell’Unione. Fino a qualche anno fa, queste risorse erano stanziate a livello comunitario ma spesso utilizzate solo in parte. Negli ultimi anni, invece, la loro importanza è cresciuta a tal punto, da essere ritenuti oggi, complice anche una situazione economica particolarmente difficile, un elemento fondamentale per la crescita e lo sviluppo dell’economia europea.

Gli esperti sostengono che il finanziamento comunitario può risultare decisivo nel mobilitare investimenti pubblici e privati e sostenere progetti di crescita economica ed occupazionale. I Fondi strutturali potrebbero, quindi, fungere da catalizzatori dello sviluppo, mobilitando investimenti sia pubblici che privati. Questo perché secondo le stime della Commissione europea, ogni euro speso nell’Ue nell’ambito della politica di coesione genera un investimento addizionale, compreso fra 1 e 3 euro, proveniente da fonte nazionale o regionale.

I principali fondi strutturali attualmente sono:
1. FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale) – impiega la maggior parte delle risorse destinate dal bilancio comunitario, con l’obiettivo di ridurre le disparità esistenti tra le regioni in Europa attraverso il sostegno a programmi in materia di sviluppo regionale, di cambiamento economico, di potenziamento della competitività e di cooperazione territoriale. Tra le priorità di finanziamento vi sono la ricerca, l’innovazione, la protezione dell’ambiente e gli investimenti infrastrutturali.
2. FSE (Fondo Sociale Europeo) – promuove lo sviluppo delle risorse umane e l’inserimento professionale dei disoccupati e delle categorie sociali più deboli, finanziando soprattutto azioni di formazione. Si applica a tutto il territorio dell’UE e riguarda 4 ambiti chiave:
– accrescere l’adattabilità dei lavoratori, degli imprenditori e delle imprese;
– migliorare l'accesso all'occupazione e alla partecipazione al mercato del lavoro; rafforzare l’inclusione sociale, combattere la discriminazione e agevolare l’accesso dei disabili al mercato del lavoro;
– promuovere partenariati per la riforma nel campo dell'occupazione e dell’inclusione sociale.

Per sostenere ed accelerare i tempi della convergenza economica, sociale e territoriale, nel 1994 l’UE ha istituito il Fondo di coesione, che promuove interventi nei settori dell’ambiente e delle reti di trasporto transeuropee nei Paesi con un reddito nazionale lordo (RNL) inferiore al 90% della media comunitaria (attualmente Grecia, Portogallo, Cipro, Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Romania e Bulgaria). Per ottenere questi aiuti gli Stati Membri Beneficiari devono avere un deficit pubblico non superiore al 3% del PIL.