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L’agricoltura italiana trainata da una minoranza dinamica ed intraprendente

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C’è nel mondo agricolo italiano una minoranza silenziosa in grado di reagire agli eventi e alle nuove forze competitive del mercato, esprimendo un modo moderno di fare impresa, al passo coi tempi, capace di perseguire un proprio originale percorso di sviluppo.

E’ l’evidenza principale emersa dalla recente indagine commissionata al Censis da Confagricoltura condotta su un campione di 302 aziende agricole per valutare lo stato di salute del comparto agricolo e verificare la capacità di innovazione e le performances in termini di incremento di fatturato, occupazione e strategia.

La ricerca è stata condotta in vista del Forum nazionale dell’Organizzazione agricola “Il futuro fertile”, in programma a Taormina dal 22 al 24 marzo. “Siamo partiti dalla fotografia della situazione attuale – ha spiegato il presidente Federico Vecchioniper avviare il dibattito sull’agricoltura dei prossimi anni, alla luce dei cambiamenti che inevitabilmente interverranno. E lo faremo a Taormina […], richiamando l’attenzione di tutti su questa “minoranza trainante”, che può essere di esempio e stimolo per il successo dell’imprenditoria agricola del nostro Paese.”

Questa silenziosa minoranza è costituita da imprenditori giovani e dinamici, titolari di aziende prevalentemente piccole o medie, sparse in tutta Italia e con qualche tratto in comune.

1. MODELLO GESTIONALE E LEADERSHIP PLURALE: il titolare dell’impresa delega e responsabilizza i suoi dipendenti, decide con il supporto di manager e professionisti. Il 38,3% delle aziende che utilizza la delega ha registrato una crescita di fatturato. E l’azienda che cresce non si defamiliarizza, in quanto più è grande la sua dimensione economica, maggiori sono le probabilità che figli e parenti vi facciano parte (visualizza il grafico).

2. PROATTIVITA': l’impresa ha un atteggiamento proattivo verso il mercato, elabora strategie aggressive e creative (es. si posiziona in nicchie alte di mercato, aumenta la qualità dei prodotti, sperimenta comunicazione e nuove formule distributive). Non si difende dalla concorrenza, ma aggredisce il mercato con azioni che consolidano l'azienda nel medio periodo (visualizza il grafico).

3. INTERNAZIONALIZZAZIONE: l’impresa si rivolge ad aree sempre più ampie del mercato. Intrattiene relazioni commerciali con l’estero: il 27,5% del campione opera già sui mercati internazionali, il 12% pensa di farlo a breve (visualizza il grafico).

4. INNOVAZIONE: chi innova può ridurre i costi di produzione, aumentare le rese, ottimizzare i processi. Risultati che si possono raggiugere se l'innovazione rientra in una strategia di più ampio respiro. Perchè si innova? Per contrastare la perdita di competitività (57%), soddisfare le aspettative dei clienti o accogliere i suggerimenti dei fornitori (53%), confrontarsi con attività imprenditoriali simili. Si innova spesso accendendo a contributi pubblici (il 50%) e in collaborazione con l’università e la ricerca pubblica (25%) (visualizza il grafico).

5. RETI DELLA CONOSCENZA: partnerhip è una parola chiave. Si tratta di un approccio estremamente moderno che punta sull’interscambio di idee, tecnologia ed esperienze. Molto diffuse sono le collaborazioni orizzontali (tra imprese del settore) e verticali (tra soggetti a monte e a valle dell’azienda produttrice), la partecipazione ad iniziative di carattere territoriale, l’adozione di politiche comuni (distributive, di prezzo o di marca) o iniziative tradizionali come la partecipazione a fiere.

Chi traina il mercato agricolo italiano? Aziende in forte crescita o in apparente crisi. Inserite dal Censis in 4 PROFILI.

1. TREND SETTER (34,3%) – le vere protagoniste del cambiamento. Aziende gestite da un titolare solitamente giovane (meno di quaranta anni), aperto alle innovazioni e con una spiccata propensione alla delega e alle decisioni condivise. Attribuiscono grande importanza alla funzione commerciale e spesso si occupano della vendita diretta alla clientela (41%) e all'estero (oltre il 40%). Si connotano per un’accentuata “cultura della collaborazione”.

2. SELETTIVI EFFICIENTI (26,2%) – aziende meno brillanti dei trend setter, ma con fatturato in crescita (41%) o stabile (59%). Puntano su nicchie medio-alte di clienti che conquistano con un mix di strategie commerciali e innovazioni colturali e tecnologiche. Hanno raggiunto un elevato livello di efficienza interna e sono attente all’ottimizzazione di costi. Usano correttamente le leve di marketing. Contrariamente ai trend setter che puntano sulla diversificazione della produzione, i selettivi efficienti preferiscono specializzarsi su poche linee di prodotto e sull’alta qualità.

3. IMPRESA IN FASE DI CONSOLIDAMENTO (27,2%) – aziende con fatturato sostanzialmente stabile o con crescita contenuta negli ultimi anni. Sanno governare la complessità in maniera più che apprezzabile. Investono in tecnologia; tendono a posizionarsi in nicchie con buoni livelli di redditività o a migliorare la qualità dei prodotti per consolidare il posizionamento raggiunto. Poche aziende (12,5%) adottano strategie di difesa dai competitori principali. Guardano con interesse alle esportazioni: il 15% già opera all’estero, il 20% pensa di farlo presto. Più che apprezzabile è la partecipazione a network di condivisione delle conoscenze.

4. AREA A RISCHIO COMPETITIVITA' (12,3%) – aziende poco brillanti nell’ultimo triennio, gestite da imprenditori in età piuttosto avanzata. L'innovazione per loro riguarda quasi esclusivamente processi e coltivazioni, tralasciando quelli distributivi e di commercializzazione. Spesso le aziende non hanno strategie di mercato chiare. Partecipano alle reti di collaborazione, ma con obiettivi scarsamente strategici. Esportano, ma non hanno rapporti commerciali solidi, forse a causa di una visione dei mercati poco chiara.

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